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Cambiato indirizzo: www.ucciellino.blogspot.com

Il nuovo indirizzo di questo blog è www.ucciellino.blogspot.com

Attenzione: Blogspot ha cambiato l'indirizzo (link) di ognuna delle pagine di questo blog, per cui i link che avete creato fino a tutto il 2009 quasi certamente non funzioneranno.

(24.06.10)

 Aprire un blog può essere educativo

A suo tempo avevo aperto questo blog per riversarvi pensieri, impressioni, lamentele. Scrivere costringe a riflettere. Dover esporre a persone precise qualche fatto o qualche impressione, ed il doverlo fare per iscritto e con onestà, e sapere che in futuro qualche sconosciuto potrà leggere e aver da ridire, costringe a riflettere.

Se fossi un maestro di novizi, un insegnante-tutore, un padre di figli, chiederei ad ognuno di tenere un blog e di dedicarvi dieci-quindici minuti al giorno. Senza foto, senza commenti, senza imbottire le colonne laterali di quadratini e giocattolini: tutte cose che fanno perdere tempo e che distraggono sia chi scrive, sia chi leggerà.

Tutti blog anonimi, ovviamente. Altrimenti un appunto qualsiasi verrebbe subito banalizzato: penserebbero che l'autore parla così perché sanno che ha tentato quella tal cosa senza riuscirvi, e poi ha già un lavoro e quindi non può capire, e poi abita pure in quella zona dove sono tutti disoccupati e delinquenti, e poi addirittura si chiama Selvaggio Trombetta (e con un nome così brutto dev'essere per forza uno che critica il mondo intero)...

Gli altri strumenti del web non vanno bene perché o richiedono una maggior fatica o sono dispersivi, banalizzanti, stupidi. Il blog può diventare uno strumento per riflettere, per migliorare nell'esprimersi, per osservare con più attenzione la realtà (altrimenti non si è capaci di descriverla).

La stessa forma tipica dei blog di oggi (con i commenti ed imbottiti di gadget) fa perdere tempo, diventa faticosa e pesante. Tenere un blog tematico, poi, è ancora più faticoso. Il social networking è dispersivo e banale. Anche il forum è sconsigliabile, sebbene dia la gradevole impressione di vedere tanta gente interessarsi di quel che ci si va a scrivere: è in realtà sempre dispersivo e spesso banalizzante per lo scarso rapporto tra segnale e rumore e per la sostanziale impossibilità di esprimere qualcosa che diverga dalle opinioni degli amministratori e moderatori.

Perché pubblicare sul web piuttosto che tenere un diario privato? Per dare modo a qualcuno - anche dopo anni, anche se cercava tutt'altro - di leggere quello che hai scritto. Perciò quello che scrivi deve essere ragionevole e interessante anche dopo anni: non deve essere un lista di reazioni. Commentare le notizie del giorno non è mai interessante (tranne alcune rare eccezioni, come nel giorno 11 settembre 2001).

Quello che scrivi deve essere ragionevolmente sintetico e completo. Devi esprimerti in italiano, evitando errori di grammatica, forme arcaiche o espressioni colloquiali. Anche la forma è importante - ed è importante evitare di scadere nel formalismo e nel manierismo. Qualche prezioso accorgimento, solo apparentemente secondario, eviterà di far scappare chi capita sulle tue pagine. Per esempio il separare i paragrafi piuttosto che pubblicare un monoblocco di testo che stanca solo a vederlo da lontano. Oppure l'evitare l'abuso di evidenziazione, di grassetto, di pezzi tutti in maiuscolo, di spazi prima della punteggiatura...

Non è importante che tratti degli argomenti più gettonati o che faccia autoanalisi profonde e complete. Non è neppure importante che sia un blog di successo e che abbia tanti visitatori e tanti complimenti. Paradossalmente, il blog che non cerca successo è quello che dà più soddisfazione all'autore (ed oltre al mio caso potrei indicarne molti altri).

Salvo giustificatissime eccezioni, non più di un post al giorno, per evitare di infilarsi nel circolo vizioso dei momenti (sporadici) di ispirazione, seppellendo il resto dell'anno sotto gli sbadigli. Anche due righe vanno bene, purché comunichino qualcosa che non scompaia nel fracasso mediatico dei giorni successivi. Scrivere bene è il risultato di un'abitudine già acquisita, non un'ispirazione improvvisa e infrequente.

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(27.10.09)

 Ti va di bere qualcosa?



È da un po' che non parlo di animali (forse perché sono troppo preso con le bestie della razza umana...)

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(26.10.09)

 Ma a che serve un altro blog cattolico?

Navigando in rete scopro oltre al bailamme anticattolico una miriade di siti web cattolici. A che mi serve dunque esternare su questo blog?

Questo blog non è la mia “missione”, ma è un mio strumento. Scrivere è rilassante. Costringe a riflettere. Fa migliorare nella maniera di comunicare. Fa raccogliere le idee, suggerisce discussioni, costringe a documentarsi. Induce ad essere onesti e precisi.

Tutto questo, naturalmente, avviene solo se si è cattolici (va bene anche se si è almeno un po' preoccupati di far figuracce di fronte alla verità).

Al contrario, i patetici siti web anticattolici - dove qualche figlio di papà tuona contro la fede, la famiglia, la morale, il buonsenso, pensando di essere originale nel ripetere le più retrive menate di altri - servono solo a dar fondo a tutto il malessere covato dentro. Col risultato, però, di non diventare mai interessanti, mai intelligenti, mai onesti. E di non perdere mai quel malessere.

Con o senza le indicazioni degli ultimi Papi, la presenza cattolica in rete sarebbe esplosa ugualmente. Se un demente qualsiasi può inneggiare alla libertà di sodomia, alla negazione della famiglia, all'affermazione dell'aborto e dell'eutanasia... allora si può utilizzare l'internet anche per fare qualcosa di diverso, per esempio parlare della propria fede, ragionare, descrivere.

Così come i laicisti finiscono per stereotipare i loro blog e siti web alla banale raccolta di articoli in tema (eventualmente con commenti riducibili a “sono d'accordo, purché si vada contro la Chiesa”), così il mondo dei blog e siti web e forum cattolici finisce talvolta per stereotiparsi alla raccolta di materiale cattolico, corrredato di giudizi prefabbricati su “notizie” prefabbricate, cuoricini, santini e amenità varie (in realtà ci sono anche eccellenti controesempi).

Ma è questo ciò che intendevano Giovanni Paolo II e Benedetto XVI?

«Anche se Internet non potrà mai sostituire quell’esperienza profonda di Dio che soltanto il vivere la vita liturgica e sacramentale della Chiesa può offrire, certamente offre un’integrazione e un sostegno unici per coloro che si preparano a incontrare Cristo nella comunità, sostenendo il nuovo credente nel momento iniziale del suo viaggio di fede»
(Giovanni Paolo II, XXXVI giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2002).

«Non abbiate paura delle nuove tecnologie! Esse sono “tra le cose meravigliose” - “inter mirifica” - che Dio ci ha messo a disposizione per scoprire, usare, far conoscere la verità, anche la verità sulla nostra dignità e sul nostro destino di figli suoi, eredi del suo Regno eterno. Non abbiate paura dell'opposizione del mondo! Gesù ci ha assicurato: “Io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33). [...] Le nuove tecnologie, in particolare, creano ulteriori opportunità per una comunicazione intesa come servizio al governo pastorale e all'organizzazione dei molteplici compiti della comunità cristiana. Si pensi, ad esempio, a come internet non solo fornisca risorse per una maggiore informazione, ma abitui le persone ad una comunicazione interattiva. Molti cristiani stanno già utilizzando in modo creativo questo nuovo strumento, esplorandone le potenzialità nell'evangelizzazione, nell'educazione, nella comunicazione interna, nell'amministrazione e nel governo. Ma a fianco di internet vanno utilizzati altri nuovi media e verificate tutte le possibili valorizzazioni di strumenti tradizionali. Quotidiani e giornali, pubblicazioni di varia natura, televisioni e radio cattoliche rimangono molto utili in un panorama completo della comunicazione ecclesiale»
(Giovanni Paolo II, lettera apostolica “Il rapido sviluppo”).

«I nuovi media, telefonia e internet in particolare, stanno modificando il volto stesso della comunicazione e, forse, è questa un’occasione preziosa per ridisegnarlo, per rendere meglio visibili, come ebbe a dire il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II, i lineamenti essenziali e irrinunciabili della verità sulla persona umana (cfr Lett. ap. Il rapido sviluppo, 10). [...] Invochiamo lo Spirito Santo, perché non manchino comunicatori coraggiosi e autentici testimoni della verità che, fedeli alla consegna di Cristo e appassionati del messaggio della fede, “sappiano farsi interpreti delle odierne istanze culturali, impegnandosi a vivere questa epoca della comunicazione non come tempo di alienazione e di smarrimento, ma come tempo prezioso per la ricerca della verità e per lo sviluppo della comunione tra le persone e i popoli” (Giovanni Paolo II, Discorso al Convegno Parabole mediatiche, 9 novembre 2002)»
(Benedetto XVI, giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2008).

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(24.10.09)

 Testimonianza di una sopravvissuta

“Salve, mi chiamo Brandi Lozier. Ho 25 anni e sono una vera sopravvissuta...”

La testimonianza della sopravvissuta all'aborto è qui.

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(23.10.09)

 Corso ultra-rapido per la cresima!

Il corso ultra-rapido per la cresima era già stato descritto nella pagina a questo link.

Qui sotto, rispondo ad uno dei commenti che mi è giunto in merito, sulla cresima, sui corsi di preparazione, sul battesimo ed altro.

È ovvio che lo scherzo da buontempone per il “corso veloce di cresima” si applica solo ai furbi che vogliono mercanteggiare sulla maniera di ricevere i sacramenti (solo a quella gente lì mi riferivo, e ho provato un insano piacere a prendere per il sedere uno di loro), e ovviamente non si applica per niente a chi invece è in un vero stato di necessità. Sempre con la perplessità su tale “stato di necessità”: di fronte al Signore, cosa giustificherà mai la fretta dovuta a sbadataggine?

Ti dirò di più: per una persona atea in punto di morte, bastano pochissimi minuti per far capire come stanno le cose della fede.

Anzi, pochissimi secondi: proprio come il buon ladrone morto in croce accanto a Gesù.

Ricordo un vecchio film sulla tragica impresa di Umberto Nobile al polo nord.

Mentre Nobile e i suoi avanzano a piedi sui ghiacci in condizioni disperate, uno del gruppo si accorge di non aver più forza per proseguire, cioè si accorge di essere spacciato.

Si sveste, resta nudo (per cedere le sue vesti ai compagni, perché soffrano meno il freddo), ha pochi secondi di vita prima di morire rapidamente assiderato (nudo tra i ghiacci e la tormenta).

Uno dei suoi compagni gli grida: “ma la neve in fondo in fondo è acqua... fatti battezzare! ti battezzo io!” (in condizioni gravi, perfino un ateo può amministrare validamente il battesimo, purché abbia “intenzione di fare quel che fa la Chiesa”, e ripeta i gesti essenziali del rito; questa è la dottrina cattolica, non è una mia opinione).

Quello spacciato e nudo tra i ghiacci insiste: “no, no, sono sempre stato ateo, no” (nessuno può essere battezzato “a forza”; se la sua volontà è rifiutare il battesimo, allora i gesti del sacramento, anche se fatti dal Papa stesso, non hanno effetto; anche questa è dottrina cattolica, non è una mia opinione).

Il suo compagno insiste ancora un poco, ma quello spacciato rifiuta ancora e si lascia morire tra i ghiacci.

Morto senza battesimo. In fin di vita ha avuto la possibilità di farsi battezzare, e ha scelto di rifiutare. Liberissimo di farlo.

Però, se sul significato della vita i cattolici hanno ragione e lui ha torto, allora gli è andata malissimo.

Mi spiego meglio: da “ateo”, non gli costava niente accettare; nel peggiore dei casi, sarebbe stato come avere qualche spruzzo d'acqua e delle parole di conforto. Tutto sulla fiducia (“fiducia”, “fidarsi”, “fides”): battesimo valido, perché non ha rifiutato la divina grazia, non l'ha ostacolata.

A uno che non crede che esista la vita eterna dopo la morte, non costa niente accettare un gesto del genere in punto di morte.

Al contrario, se il cattolicesimo è vero, allora l'aver accettato quel sacramento in punto di morte significa andare in paradiso per l'intera vita eterna.

Ecco il punto: o non ci perdi niente, oppure ci guadagni tutto.

Insomma, in punto di morte, accettare quel sacramento era come accettare di scegliere tra “o pareggi, o vinci”.

Invece no: lui non ha voluto il battesimo, cioè ha scelto di perdere.

Avrà pensato che è meglio una sconfitta sicura subito, che l'impossibilità (per dieci secondi) di prevedere un pareggio o una vittoria.

Poveraccio.

Per il battesimo di quell'ateo non c'era bisogno di un corso di catechesi.

Bastava che lui contasse sull'intenzione di chi lo battezzava.

Bastava che pensasse: “non capisco cos'è il battesimo, non conosco la dottrina cristiana, ma accetto questo gesto fatto in nome della Chiesa, assumendomene tutte le conseguenze”.

Tutto qui.

Quel gesto di fiducia avrebbe abbondantemente sopperito alla (temporanea) mancanza di conoscenza della dottrina.

Dopotutto, al buon ladrone crocifisso con Gesù, non viene mica chiesto un corso intero di preparazione alla fede.

Che ci interessi o no, Cristo ha stabilito la Chiesa perché continuasse la Sua opera.

Che ci piaccia o no, salvo motivatissime eccezioni, per mantenere l'ordine è bene che certe forme siano rispettate (come per l'appunto il “corso di preparazione alla cresima”). Fìdati, te lo dice un nemico giurato della burocrazia clericale, te lo dice un critico spietato delle Riunioni di Parrocchia.

Nella mentalità comune il prete è un banale emettitore di certificati. Anche tu lo consideri tale, visto che per la tua amica stai facendo tanto baccano.

Il battesimo del piccino è visto come una specie di registrazione all'anagrafe. La cresima è vista come una delle tante scocciature necessarie a sfoggiare l'abito da sposa in chiesa. La comunione è vista come un obbligo a cui deve sottostare chiunque partecipi alla Messa. Errori comunissimi, che sono davvero il fondamento di tanta inutile burocrazia ecclesiale.

Se dei sacramenti non te ne importa niente, non dovresti andare a caccia di certificati, non dovresti fare il giro di telefonate per sapere quale parrocchia ha il “corso” di durata più breve, non dovresti aver bisogno di inventare pietose scuse per strappare qualche mini-privilegio per scansarti il necessario ed evitare l'inevitabile.

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(15.10.09)

 Ragazzate

C'è una cosa di cui non avevo mai parlato sul blog per non farmi riconoscere. Adoro disegnare. Ma è qualcosa che tengo stretto per me. Ho una pila di fogli che ancora non ho distrutto.

Il mio sogno, da bambino, era di creare un numero completo di Dylan Dog: la solita storietta splatter che però lo lo costringe ad indagare. E a verificare, per una buona volta, la dottrina cattolica sugli angeli decaduti, sulla non onnipotenza delle forze del male, sul peccato originale.

Al termine dell'avventura Dylan Dog resta scettico, Groucho resta idiota come le sue battute, ma la sua bella cliente di turno scopre la fede. L'ultima vignetta, a tutta pagina, mostra Dog triste e con lo sguardo perso nel vuoto, mentre si domanda: “e se anche ci fossi riuscito, sarei forse stato felice? cos'è la felicità?”

Visto che sono ciellino (e me ne vanto) e pure interista (sebbene interista non praticante, ma me ne vanto lo stesso), immagino che mi si chiederebbe di infilare a tutti i costi qualcosa di ciellino nella storia. Ma quell'ultima domanda mi sembra più che sufficiente.

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(14.10.09)

 Inutile sposarsi...

Leggo sul sito web Papà separati Lombardia di una statistica di separazioni e divorzi fatta su dati Istat del 2003 (sei anni fa).

Ho le traveggole?

In alcune regioni d'Italia (Liguria e Valle d'Aosta) è inutile sposarsi: ogni 100 matrimoni celebrati ne falliscono 93.

Sì, il rapporto è al 93 per cento.

Per un attimo penso cinicamente agli adolescenti che imbrattano i muri con le loro promesse d'eterno amore (tanto più di quelli che ogni santo giorno s'innamorano perdutamente di una compagna di scuola diversa).

Oh, in Piemonte va molto meglio: è come se solo tre quarti dei matrimoni fallissero.

In Lombardia va ancor meglio: il numero dei fallimenti equivale a circa due terzi di quello dei matrimoni.

Media generale italiana: metà dei matrimoni falliscono.

E se sei anni fa quella media era stata piuttosto bassa (“metà falliscono”), lo fu grazie al contributo delle regioni del sud Italia: in Basilicata accanto ad ogni cento matrimoni si registrarono soltanto 18 separazioni/divorzi, in Calabria 22, in Campania il 23.

La media di separazioni e divorzi è purtroppo in continua salita. Tra poco, forse già adesso, ci troveremo in una società dove il numero dei divorzi supera quello dei matrimoni.

Ma allora -mi chiedo- che senso ha fare tanto baccano per sposarsi?

Cinicamente immagino una scenetta ad un pranzo di matrimonio. Gli invitati si sono appena seduti a tavola ed il padre della sposa e dello sposo si alzano in piedi e gridano insieme: “andatevene a casa! oggi non si mangia! meglio risparmiare questi soldi, giacché è al 93% probabile che questi due idioti in abito nuziale si separeranno!”

Dopotutto non c'è nulla da meravigliarsi: il matrimonio ridotto ad “atto amministrativo” è, in quanto tale, annullabile a piacere. Si è fatta largo una mentalità che è ormai impossibile da fermare. E quindi, anche quando ci si sposa in chiesa, ci si sposa pensando: tanto, qualora le cose andassero male, posso sempre rifarmi una vita (come se la felicità potesse scaturire solo dal separarsi).

Anche la Sacra Rota ha il suo bel da fare. Perfino quando si parla della Sacra Rota si usa il termine “annullare il matrimonio”, come se un sacramento fosse “annullabile”.

La Sacra Rota si limita a tentare di verificare se ci sono le condizioni minime per riconoscere giuridicamente la possibile nullità di un sacramento (cioè celebrato da almeno uno degli sposi con l'esplicita intenzione di non celebrare il sacramento cristiano del matrimonio).

Dato che i finti cristiani abbondano sempre di più, e dato che non è impossibile “produrre” prove apparentemente plausibili per un tribunale, la Sacra Rota ha il suo bel da fare.

Tra i miei conoscenti (ed anche entro certi rami di parentela) abbondano i divorziati, i sacrarotati, i separati, i concubini (oh, scusate, volevo dire conviventi)...

“E pensare che gli facemmo un bel regalo, per il matrimonio”. Che spreco di soldi.

Forse, per un amore che duri almeno finché morte non vi separi, c'è davvero assoluto bisogno di quella cosa su cui si sputa con sempre maggior foga.

Cioè la santa fede cattolica.

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(12.10.09)

 Cosa significa "innanzitutto uomini"

Era giunto il momento: ho fermato l’auto, ho detto loro che...

Commovente lettera del don Francesco Bertolina, missionario in Siberia.

Quanto manca, alla Chiesa oggi, un clero così. Fatto di uomini veri. La divina grazia, infatti, fa più fatica a passare attraverso i tiepidi esecutori di regolamenti.

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(11.10.09)

 Il buio medioevo è oggi

Certe volte mi vien voglia di intervistare uno dei sedicenti liberi alternativi atei agnostici eccetera. Tema: il buio medioevo. Solo che dopo ogni domanda e risposta aggiungerò a sua insaputa una piccola osservazione. Qui sotto propongo alcuni esempi, lo schema si potrebbe allargare fino a farlo diventare un libro di apologetica da intitolare “il buio medioevo è oggi”.

Domanda: è vero che nel buio medioevo la cultura era proibita?

Risposta: sì, è vero; c'era una casta di persone che controllava la cultura ed in generale ne impediva l'accesso al popolo. La gente era ignorante, i giovani non avevano accesso al sapere, la credulità e la superstizione erano all'ordine del giorno.

Osservazione: ma allora non stai parlando del medioevo! Stai parlando dell'età contemporanea. Infatti che cultura si ha oggi? Quella televisiva, controllata dalla casta laicista (e il popolo bue si illude invece che sia un certo Berlusca). Il dizionario medio dei giovani è di circa trecento vocaboli, per lo più attinenti al calcio e al sesso. C'è gente che fa il concorso per magistrato e scrive nel tema “xkè”, “nn”, “cmq” nei temi, come gli adolescenti svogliati che scrivono un SMS...

Domanda: ci parli della superstizione nel buio medioevo.

Risposta: nel medioevo tutti erano superstiziosi, fattucchiere e maghi imperversavano ovunque, la gente si rovinava la vita nel credere alla fortuna e alle scemenze più varie.

Osservazione: ma allora non stai parlando del medioevo! Stai parlando dell'età contemporanea. Infatti il numero di maghi e fattucchiere, oggi in Italia, è il triplo del numero dei preti! Non c'è giornale che non riporti l'oroscopo. Abbiamo un esercito di laureati, un diploma non manca praticamente a nessuno, e guarda quanta gente gioca il Gratta e Vinci sperando nella fortuna, guarda quanti giocano Superenalotto sperando nei milioni, guarda quanta gente scommette sulle partite e sulle corse... Fino a rovinarsi la vita!

Domanda: nel buio medioevo la gente era oppressa...

Risposta: sì, le caste sacerdotali facevano il bello e il cattivo tempo, le caste padronali opprimevano gli operai, i governanti di ogni livello esigevano in continuazione tasse e balzelli. Un vero inferno.

Osservazione: ma allora non stai parlando del medioevo! Stai parlando dell'età contemporanea. Infatti l'intoccabile casta “sacerdotale” di oggi, burocrati ed eurocrati, fa il bello e il cattivo tempo; i governanti ci inondano di tasse e multe in ogni modo, specialmente chi fa lavoro dipendente, le multinazionali decidono cosa si può trovare nei mercati e cosa non si dovrà trovare... Un vero inferno!

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(9.10.09)

 Scopriamo qualche altarino

“...la Memores, urlando, mi ha cacciato via dal gruppo di CL: mi chiamano traditrice, alla scuola di comunità parlavo ma c'era sempre qualcuno più anziano che aveva sempre ragione, e poi i fine settimana mi lasciavano sola...”

Ciao, io so chi sei tu e tu sai chi sono io, perciò posso “chiarire” qualcosa a beneficio di chi ha seguito questa discussione.

Anzitutto hai trascurato a tuo vantaggio qualche piccolo dettaglio.

Primo dettaglio: a ottobre (non “per tre anni”) tu sei entrata nel gruppo perché cercavi un moroso (ci hai provato anche con me) automunito che ti scarrozzasse in discoteca nei “fine settimana”. Non te ne importava niente del movimento di CL e non te ne importava niente della Chiesa.

Secondo dettaglio: a marzo (non “due anni fa” - ma forse anche qui hai mentito per amor di privacy e per esagerare il racconto) te ne sei uscita qualificando fieramente te stessa come “traditrice” (nessuno di noi ha usato mai quel termine nei tuoi confronti - tranne per scherzare, e solo dopo che lo hai ripetuto tu due volte).

Terzo dettaglio: a scuola di comunità eri tu (non “qualcuno più anziano che aveva sempre ragione”) che cercavi di metterti in mostra ripetendo le solite frasi fatte, come se per te l'appartenenza a CL serva non a diventare cristiani più consapevoli ma a diventare esperti “giussanologi”. Si chiama “scuola di comunità” perché la si fa per aiutarsi a vicenda a capire, non per fare una noiosissima rassegna di opinioni o per sfoggio di cultura.

Quarto dettaglio: ad “urlare” ti ci sei messa tu (non “la Memores”), ed è stato quando la Memor (“Memores” è plurale) ti ha pazientemente fatto notare che la scuola di comunità non il momento adatto per pomiciare.

Quinto dettaglio: sei stata tu a togliere il saluto (non “qualcuno del movimento”); dopo la seconda volta che fai finta di non vedermi, scusami, ma non ho più motivo di salutarti (faccio prima a salutare un muro), e così penso pure gli altri.

Insomma, è vero che nel movimento di CL si può trovare qualche cogl***ione, però cerchiamo di non drammatizzare troppo - e anche di non venire a parlarne su un forum informatico, che hanno già i loro guai.

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(8.10.09)

 Chi sei?

Prima o poi qualcuno muore dalla curiosità e chiede di sapere chi sono. Almeno il mio nome, di dove sono. Mi dispiace, c'è da temere che resterò per sempre il Ciellino Misterioso (quello che fa infuriare le matricole universitarie che cercano su Google “ciellini a morte!” e amenità del genere).

Dunque, visto che va di moda, procedo anch'io. Dieci cose di me “che (forse) non sapete”, per onorare la mia insaziabile vanità col risibile alibi di rispondere a qualche persona curiosa.

1) Quando passo volgo sempre lo sguardo lì, qualunque cosa io stia facendo in quel momento. Se nell'iPod non sto ascoltando musica sacra, abbasso anche il volume. Sì, lo sguardo rivolto verso quella statuetta della Madonna (di Fatima). Trattengo un sospiro: quella statuetta mi ricorda la Donna più pura e più perfetta che nessun uomo possa mai immaginare. Vergine per eccellenza e Madre per eccellenza. E quel luogo dimenticato, che se sprovvisto di quella statuetta non significherebbe niente nell'universo, mi è più familiare di tanti altri.

2) Non sono un perfetto ciellino, e perciò non sono un perfetto interista. Il perfetto ciellino non ha tutto questo tempo per lamentarsi (per di più su un blog anonimo con meno di mezza dozzina di lettori, incluso l'autore). Io invece mi lamento. Poi il ciellino tipico (diciamo i tre quarti del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione) tifa Inter “senza se e senza ma” (e lo stesso don Giussani teneva per l'Ambrosiana Inter). Io invece di “se” e di “ma” e di lamentele ne ho a iosa (ma si può mai pareggiare uno a uno con l'Udinese? dico, l'Udinese! sì, ma non sapevo neppure che giocavano. Sono un interista “credente ma non praticante”, perciò sprofonderei volentieri l'Inter nel campionato dilettanti se ciò servisse per (cattolicamente) salvare anche una sola anima. O anche per darle una solida possibilità di salvezza, come per esempio è avvenuto ad uno di quei presuntuosi stupidi che amavano qualificarsi “agnostici”, imbattutosi in una folla di “ciellini” e finito per convertirsi all'unica vera fede professata nell'unica vera Chiesa).

3) Adoro mangiare ciò che si sgranocchia. Più decibel emessi nell'esercizio della mascella, più gusto (specialmente se il gusto è delle papille oltre che alle orecchie).

4) Agli esercizi della Fraternità 2009 mi ritrovai un sabato mattina seduto accanto ad una spettacolare pulzella. Anche avendo evitato di guardare nella sua direzione piuttosto che verso il don Carrón, anche avendola vista solo di sfuggita, ce l'ho ancora oggi stampata negli occhi, la ricordo come se fosse oggi. Una presenza che colpisce. Qualche notte sogno che lei capiti per puro caso su questo blog, legga per puro caso quella pagina, e per puro caso mi scriva in fretta una email chiedendomi di conoscermi. Naturalmente, per puro caso, abiterà non troppo lontano da qui (altrimenti come farà a chiedermi di uscire insieme?) e sempre per puro caso intenderà corteggiarmi senza sosta e... sempre per puro caso, non suona la sveglia.

5) La mia giornata finisce con l'Angelus, ma a volte sono così stanco che mi addormento prima di finirlo. Poi magari mi rigiro nel letto alle tre di notte e riprendo a recitare il resto (quello presunto: magari ho sognato di essere ancora all'inizio e quindi riparto daccapo) e naturalmente mi riaddormento prima di riuscire a terminarlo. Altre volte invece, “all'italiana”, mi giustifico da solo: «santa Vergine, ne riparliamo domani».

6) Adoro gli animali. Quelli domestici in particolare. Non posso permettermi una pecora, perché in casa non è facile tenerne una. Gli animali si fanno osservare, criticare, fotografare, deridere, elogiare, senza batter ciglio (fatte salve timidezza e diffidenza). Ce ne sono alcuni che sembrano mettersi in mostra di proposito, proprio per farsi osservare da te. A volte però mi vengono certi pensieracci cattivelli. Quando vedo un suino, per esempio, già pregusto un affettato misto. Maiali, non fatevi gabbare dal Ciellino! Se viene accanto a voi e comincia educatamente a recitarvi la parte centrale di Una sañosa porfia imitando la voce del don Carrón, aspettate ad applaudirgli: è una prelibatezza di prosciutto quella che Ciellino vede in quel momento...

7) In questo momento sono sprovvisto di morosa ma qualche lento movimento parrebbe far ben sperare per il futuro. Mi scappa di tanto in tanto di domandare alla Madonna di trovare una donna che ami più Lei che me (altrimenti, chi sa come va a finire...)

8) Su certe cose mi commuovo fino a copiose lacrime. Vedendo un film o un anime, talvolta perfino leggendo un libro o un articolo, in qualche caso perfino ripensandone al contenuto. In qualche altro caso addirittura scappavo via qualche minuto (con la scusa della toilette) per ricompormi e non farmi scoprire dagli amici. Mi sono commosso parecchio a leggere della vocazione di Quantitative Metathesis (e quel che è peggio, mi sono commosso anche mentre traducevo in italiano quella pagina, e anche quando ci ripensavo dopo settimane che l'avevo pubblicata). Sono stato capace di commuovermi perfino leggendo la biografia di Carrón (però solo perché mi tornava in mente di quando l'ho conosciuto). Ma ciò che è incredibile è che riesco a vantarmene qui sul blog...

9) Non posso dare la lista dei miei blog preferiti per due motivi - perché non sono tutti cattolici (non voglio fare pubblicità gratuita al Nemico), e perché quelli cattolici saranno già preferiti anche dai miei lettori.

10) Le mie conoscenze di informatica sono sempre state scarsine. All'epoca in cui digitavo SMS a velocità bisonica, un amico mi disse che scrivevo bene e che avrei dovuto aprire un blog. Non sapendo neppure cosa fosse un blog, gli chiesi scherzosamente di aprirlo per me, aspettandomi che mi dicesse quanto mi sarebbe costato all'anno. Invece, l'amico webmaster (si infuria ogni volta che lo chiamo così) divenne serio e con accento professionale mi disse che per il mattino successivo sarebbe stato pronto e utilizzabile. Fu così che lo costrinsi a spiegarmi cos'era un blog, perché mai la gente dovrebbe inondare l'internet con le proprie elucubrazioni e commentare (possibilmente litigando) quelle altrui, e cosa fare per rimanere anonimo (cosa che mi importa più dell'avere successo). Per un po' di tempo non lo utilizzai, limitandomi a cercare una sorta di ispirazione nei blog altrui, riscoprendo quel che già sapevo (e cioè che è prassi comunissima riempire l'internet delle proprie elucubrazioni). Per un lungo periodo lo tenni protetto da password affinché nessuno potesse leggerlo (rischiavo di essere scoperto), limitandomi a pubblicare una pagina al mese per tenerlo “attivo”. Poi, apparentemente scampato il pericolo, l'ho reso nuovamente pubblico. Ora, con qualche cautela, riesco anche a consigliare di aprire un blog. Anche una pagina al mese. Anche se per un anno nessuno si accorge di te. È molto più costruttivo delle patetiche alternative (Facebook, Twitter, forum...)

Di tanto in tanto capita qualcuno che nel leggere qualche stramba paginetta di questo blog mi chiede chi sono, dove abito. Per vari motivi, tra cui quello di continuare ad essere libero di scrivere con tanta veemenza, non rivelerò chi sono. Sono talvolta tentato di rispondere: sono il tuo collega cattolico in ufficio, sono quello che hai visto all'ultima scuola di comunità, ero quello con cui hai parlato per qualche istante all'ultimo Meeting... Ma una risposta del genere scatenerebbe ancora di più la curiosità. Ed anche quando fossi sincero dicendo “siamo pressoché coetanei e ci separano un po' di chilometri” scatenerei l'indagine curiosa, e presto o tardi qualcuno, nonostante le promesse, non resisterebbe a confidare a qualche amico: “sai, Ciellino Misterioso è...” E forse addirittura il giorno dopo sarò sui blog di mezza Italia (quale onore) o comunque identificabile da chiunque sappia usare Google (un brivido di terrore mi attraversa ogni anfratto della colonna vertebrale).

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(6.10.09)

 Relativismo: una vignetta

Trovo su una rivista una vignetta che fa riflettere.

In cella, un anziano ergastolano dice ad uno più giovane: le cose per cui mi diedero l'ergastolo... oggi sono diventate legali.

(5.10.09)

 Avvicendamento di parroci. A Taiwan

Infatti credo che se una persona desidera di fare il prete missionario, non la fa perché pensa di essere una persona particolarmente brava o coraggiosa, o perché crede di essere speciale, di essere un santo. No. Uno decide di fare il prete perché vuole ringraziare per i doni grandi che ha ricevuto e vuole farne partecipi gli altri.
(Cheng En Xiè, cioè don Emmanuele Silanos, neo-parroco dalle parti di Taiwan)

Era una lettera in cinese, ma per mia fortuna ne hanno pubblicato la traduzione in italiano.

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(1.10.09)