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(24.06.10)

 Inutile sposarsi...

Leggo sul sito web Papà separati Lombardia di una statistica di separazioni e divorzi fatta su dati Istat del 2003 (sei anni fa).

Ho le traveggole?

In alcune regioni d'Italia (Liguria e Valle d'Aosta) è inutile sposarsi: ogni 100 matrimoni celebrati ne falliscono 93.

Sì, il rapporto è al 93 per cento.

Per un attimo penso cinicamente agli adolescenti che imbrattano i muri con le loro promesse d'eterno amore (tanto più di quelli che ogni santo giorno s'innamorano perdutamente di una compagna di scuola diversa).

Oh, in Piemonte va molto meglio: è come se solo tre quarti dei matrimoni fallissero.

In Lombardia va ancor meglio: il numero dei fallimenti equivale a circa due terzi di quello dei matrimoni.

Media generale italiana: metà dei matrimoni falliscono.

E se sei anni fa quella media era stata piuttosto bassa (“metà falliscono”), lo fu grazie al contributo delle regioni del sud Italia: in Basilicata accanto ad ogni cento matrimoni si registrarono soltanto 18 separazioni/divorzi, in Calabria 22, in Campania il 23.

La media di separazioni e divorzi è purtroppo in continua salita. Tra poco, forse già adesso, ci troveremo in una società dove il numero dei divorzi supera quello dei matrimoni.

Ma allora -mi chiedo- che senso ha fare tanto baccano per sposarsi?

Cinicamente immagino una scenetta ad un pranzo di matrimonio. Gli invitati si sono appena seduti a tavola ed il padre della sposa e dello sposo si alzano in piedi e gridano insieme: “andatevene a casa! oggi non si mangia! meglio risparmiare questi soldi, giacché è al 93% probabile che questi due idioti in abito nuziale si separeranno!”

Dopotutto non c'è nulla da meravigliarsi: il matrimonio ridotto ad “atto amministrativo” è, in quanto tale, annullabile a piacere. Si è fatta largo una mentalità che è ormai impossibile da fermare. E quindi, anche quando ci si sposa in chiesa, ci si sposa pensando: tanto, qualora le cose andassero male, posso sempre rifarmi una vita (come se la felicità potesse scaturire solo dal separarsi).

Anche la Sacra Rota ha il suo bel da fare. Perfino quando si parla della Sacra Rota si usa il termine “annullare il matrimonio”, come se un sacramento fosse “annullabile”.

La Sacra Rota si limita a tentare di verificare se ci sono le condizioni minime per riconoscere giuridicamente la possibile nullità di un sacramento (cioè celebrato da almeno uno degli sposi con l'esplicita intenzione di non celebrare il sacramento cristiano del matrimonio).

Dato che i finti cristiani abbondano sempre di più, e dato che non è impossibile “produrre” prove apparentemente plausibili per un tribunale, la Sacra Rota ha il suo bel da fare.

Tra i miei conoscenti (ed anche entro certi rami di parentela) abbondano i divorziati, i sacrarotati, i separati, i concubini (oh, scusate, volevo dire conviventi)...

“E pensare che gli facemmo un bel regalo, per il matrimonio”. Che spreco di soldi.

Forse, per un amore che duri almeno finché morte non vi separi, c'è davvero assoluto bisogno di quella cosa su cui si sputa con sempre maggior foga.

Cioè la santa fede cattolica.

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(12.10.09)