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(24.06.10)

 Falsa pietà (bastò un solo indizio)

(Questa truce pagina si può seguire meglio se in sottofondo c'è “Think About You” dei Guns'n'Roses)

Da bambino fui portato ad un pellegrinaggio organizzato, di quelli che vien riempito un vecchio autobus - per lo più di pie vecchine della parrocchia - e si va a Messa in qualche santuario. Dopo la Messa (eventualmente preceduta e seguita da altri esercizi di pietà), tempo libero per lo shopping turistico e la merenda; infine rientro a casa in tarda sera.

Ero bambino, ero ingenuo. “Andiamo lì, che lì la Madonna è tanto buona”, disse la vecchietta, mentre mia nonna assentiva. Restai a bocca aperta, pensando: perché? Qui è meno buona che lì?

“Andiamo lì, che la Madonna ci farà la grazia di...” Seguì elenco di richieste molto mondane. Perciò mi sentii autorizzato a domandare, come grazia, che i miei si convincessero a comprarmi un bel computer, o almeno un videogioco onorevole.

All'andata, in autobus, i più gareggiavano a chi ostentava il più esasperato devozionismo. Mi ero portato, nella sacca della merenda, un numero di Topolino, ma avevo il terrore di tirarlo fuori, temendo che una vecchietta formato “mamma di Hulk” venisse a strapparmelo dalle mani urlando (con faccione verde): “qui si pregaaa!”

Quando si iniziò il rosario, finalmente furono tutti impegnati, e così potei immergermi nella più gaudente e rilassata lettura di Topolino che si possa immaginare. Il microfono era stato agguantato dalla più agguerrita delle devozionaliste, che quindi inseriva in ogni anfratto preghiere, sottopreghiere, giaculatorie, supergiaculatorie, invocazioni, clausole e pie meditazioni personali. Queste ultime, in modo particolare, furono inflitte nonostante le occhiatacce di alcuni, già seccati per quel rosario detto a velocità di moviola (le persone normali lo recitano in 15-20 minuti, lì sembrava che dovesse durare per tutte le ore del viaggio).

Giunti a destinazione ci fu una fastidiosa serie di devozioni. Fu fastidiosa non per il loro contenuto (chi mai deprecherebbe una Via Crucis?) ma per le condizioni in cui furono svolte: sembravano proprio organizzate in modo da farcele odiare (questo è in fin dei conti uno dei frutti marci del cosiddetto “spirito del Concilio”: aver trasformato la pietas popolare in spettacolino condotto dai più facinorosi, sempre a caccia di un palcoscenico dove farsi notare e da cui infliggere una soffocante bigotteria a coloro che non hanno abbastanza forza di mandarli via).

Di quella via Crucis ricordo le “stazioni”, artisticamente orrende, costate un patrimonio (patrimonio fatto dei soldi dei fedeli). Ricordo di aver raramente visto rappresentazioni così brutte di Gesù. Pareva che l'artista odiasse dal profondo del cuore Nostro Signore.

Ci fu poi l'assalto ai confessionali. Ero piccolo ed ingenuo e perciò ebbi la malsana idea di cedere il mio posto nella fila alla signora Hulk, la vecchina che aveva inondato delle sue pie meditazioni l'interminabile rosario in autobus (ciò che mi aveva permesso di godermi quel numero di Topolino da cima a fondo). La vecchina si trattenne in confessionale per un tempo spropositato, forse un'ora, ed uscì da lì con un volto che tutto era fuorché quello sereno di chi si è liberato dei propri peccati.

Naturalmente fui costretto ad aspettare mia nonna e perciò giungemmo in santuario ad omelia già inoltrata.

Colmo della sfortuna, il predicatore quella sera era particolarmente loquace ed ogni volta che sembrava che stesse per trovare la via per finire, subito apriva un nuovo argomento. Ero piccolo ed ingenuo, e mi domandavo come mai ci fosse tanto bisogno di parlar tanto della pace nel mondo proprio a noi cristiani, che la pace la vogliamo sul serio. Era come predicare a degli interisti che il mondo è nerazzurro, e che il calcio è bello solo perché c'è l'Inter. Per di più pareva che accusasse noi, noi cristiani - me bambino e nonnetta vecchina - di non fare abbastanza per la Pace (e i cattivi signori che vendono armi a gente che le useranno contro i propri fratelli, allora? noi che possiamo farci?)

Dopo la predica riuscimmo a sederci ma... dovemmo di nuovo alzarci in piedi per il Credo, e dopo il credo caddi seduto dalla stanchezza e dai piedi che vedevano le stelle, e invece la nonna restò in piedi perché le Preghiere dei Fedeli vanno acclamate in tale postura. Essendo un'occasione particolare, ognuna delle vecchiette in fila per imporre la propria “preghiera dei fedeli” pensò bene di trasformarla in un supplemento di predica. Mi meravigliò di come il celebrante apprezzasse tutto questo diluvio di chiacchiere sconnesse, e mi sentivo in colpa per essere lì ad acclamare comodamente seduto.

Ma quel che più straziava il mio cuore era vedere quel bellissimo santuario, imbottito di arte in ogni centimetro quadrato, dar spazio a quelle trite banalità, a quel nauseante buonismo, a quell'autocelebrarsi degli autonominati protagonisti della liturgia.

Forse quello fu uno dei rari momenti della mia gioventù in cui stavo seriamente per perdere la fede. Ero piccolo ed ingenuo, ma già potevo pensare: se questa noia è “fede”, tanto vale star lontani dalla Chiesa.

Il paradosso - ciò che in quel caso mi salvò dal tirare una simile conclusione - fu in ciò che vidi dopo la Messa e soprattutto durante il ritorno in autobus. Le vecchine super-protagoniste persero la loro compostezza da militanti naziste e la loro soffocante “pietas alla moviola” per trasformarsi nell'esatto contrario. In autobus raccontarono al microfono barzellette un po' “sporche” o al limite del blasfemo. La cosa mi irritò tantissimo, avrei voluto gridare “e basta!”, ma ero ancora un bambino, piccolo ed ingenuo, e mi chiusi in me stesso pensando ancora al computer e al videogioco (non arriverà né l'uno né l'altro, ma almeno avevo pregato con sincerità).

Quello che doveva essere il colpo di grazia per la mia anima si risolse invece nel suo contrario.

In teoria avrei dovuto gridare a me stesso: se questa “noia” è “fede”, allora non ne voglio più sapere.

Invece -e fu questa la grazia che mi era stata concessa- fu come se avessi gridato: se quelle si comportano così, allora vuol dire che la “fede” non ce l'hanno! Tutta messinscena!

Il che è perfettamente ragionevole. Nel primo caso, si parte da un pregiudizio: pensando che quelle vecchiette conoscano davvero la fede, si finisce per giudicare la fede in base a ciò che loro fanno. Si confonde la fede col comportamento di determinate “fedeli”.

Nel secondo caso, invece, si parte da un criterio oggettivo: esistono tanti modi di vivere la fede, e quello delle vecchiette mostra incompatibilità con la fede stessa. Pertanto ad essere sbagliata non è la fede, ma il loro comportamento di “fedeli”.

Era bastato un solo indizio per capire tutto l'inganno.

Temo che altri -molti altri- siano invece caduti nel tranello, pensando che la “fede” sia quella che ostentano coloro che cercano di apparire cristiani.

Nota conclusiva. Molti anni dopo, trovandomi con altri ciellini in autobus per andare agli esercizi spirituali, mi accorgerò che la gente del movimento è più sana. Non avevo più con me Topolino, ma se lo avessi avuto non avrei avuto da temere nessuna “mamma dell'incredibile Hulk”. Qualcuno, sommessamente, recitava il rosario; qualcun altro chiacchierava; nessuno disturbava. Viaggi piacevoli con gente sana. E di fede. Il torto subìto da bambino veniva ampiamente ripagato.

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(11.12.09)