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Cambiato indirizzo: www.ucciellino.blogspot.com

Il nuovo indirizzo di questo blog è www.ucciellino.blogspot.com

Attenzione: Blogspot ha cambiato l'indirizzo (link) di ognuna delle pagine di questo blog, per cui i link che avete creato fino a tutto il 2009 quasi certamente non funzioneranno.

(24.06.10)

 Aprire un blog può essere educativo

A suo tempo avevo aperto questo blog per riversarvi pensieri, impressioni, lamentele. Scrivere costringe a riflettere. Dover esporre a persone precise qualche fatto o qualche impressione, ed il doverlo fare per iscritto e con onestà, e sapere che in futuro qualche sconosciuto potrà leggere e aver da ridire, costringe a riflettere.

Se fossi un maestro di novizi, un insegnante-tutore, un padre di figli, chiederei ad ognuno di tenere un blog e di dedicarvi dieci-quindici minuti al giorno. Senza foto, senza commenti, senza imbottire le colonne laterali di quadratini e giocattolini: tutte cose che fanno perdere tempo e che distraggono sia chi scrive, sia chi leggerà.

Tutti blog anonimi, ovviamente. Altrimenti un appunto qualsiasi verrebbe subito banalizzato: penserebbero che l'autore parla così perché sanno che ha tentato quella tal cosa senza riuscirvi, e poi ha già un lavoro e quindi non può capire, e poi abita pure in quella zona dove sono tutti disoccupati e delinquenti, e poi addirittura si chiama Selvaggio Trombetta (e con un nome così brutto dev'essere per forza uno che critica il mondo intero)...

Gli altri strumenti del web non vanno bene perché o richiedono una maggior fatica o sono dispersivi, banalizzanti, stupidi. Il blog può diventare uno strumento per riflettere, per migliorare nell'esprimersi, per osservare con più attenzione la realtà (altrimenti non si è capaci di descriverla).

La stessa forma tipica dei blog di oggi (con i commenti ed imbottiti di gadget) fa perdere tempo, diventa faticosa e pesante. Tenere un blog tematico, poi, è ancora più faticoso. Il social networking è dispersivo e banale. Anche il forum è sconsigliabile, sebbene dia la gradevole impressione di vedere tanta gente interessarsi di quel che ci si va a scrivere: è in realtà sempre dispersivo e spesso banalizzante per lo scarso rapporto tra segnale e rumore e per la sostanziale impossibilità di esprimere qualcosa che diverga dalle opinioni degli amministratori e moderatori.

Perché pubblicare sul web piuttosto che tenere un diario privato? Per dare modo a qualcuno - anche dopo anni, anche se cercava tutt'altro - di leggere quello che hai scritto. Perciò quello che scrivi deve essere ragionevole e interessante anche dopo anni: non deve essere un lista di reazioni. Commentare le notizie del giorno non è mai interessante (tranne alcune rare eccezioni, come nel giorno 11 settembre 2001).

Quello che scrivi deve essere ragionevolmente sintetico e completo. Devi esprimerti in italiano, evitando errori di grammatica, forme arcaiche o espressioni colloquiali. Anche la forma è importante - ed è importante evitare di scadere nel formalismo e nel manierismo. Qualche prezioso accorgimento, solo apparentemente secondario, eviterà di far scappare chi capita sulle tue pagine. Per esempio il separare i paragrafi piuttosto che pubblicare un monoblocco di testo che stanca solo a vederlo da lontano. Oppure l'evitare l'abuso di evidenziazione, di grassetto, di pezzi tutti in maiuscolo, di spazi prima della punteggiatura...

Non è importante che tratti degli argomenti più gettonati o che faccia autoanalisi profonde e complete. Non è neppure importante che sia un blog di successo e che abbia tanti visitatori e tanti complimenti. Paradossalmente, il blog che non cerca successo è quello che dà più soddisfazione all'autore (ed oltre al mio caso potrei indicarne molti altri).

Salvo giustificatissime eccezioni, non più di un post al giorno, per evitare di infilarsi nel circolo vizioso dei momenti (sporadici) di ispirazione, seppellendo il resto dell'anno sotto gli sbadigli. Anche due righe vanno bene, purché comunichino qualcosa che non scompaia nel fracasso mediatico dei giorni successivi. Scrivere bene è il risultato di un'abitudine già acquisita, non un'ispirazione improvvisa e infrequente.

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(27.10.09)