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(24.06.10)

 San Paolo, le prediche, il movimento di CL

Martedì 25 agosto 2009, al Meeting di Rimini c'è stato un intervento di don Julián Carrón sul tema Avvenimento e conoscenza in san Paolo.

Come è possibile immaginare, l'evento ha catalizzato l'intero Meeting. Una “predica su san Paolo”, come qualcuno potrebbe essere tentato di etichettare qualora sia sufficientemente ignorante da pensare che l'Apostolo sia ormai una questione libresca o un noioso pretesto clericale per attaccar discorso.

È facile anche essere tentati di dire (in maniera altrettanto clerically correct) che “san Paolo ci interessa sempre” (come se il sapere che era perissotérôs zêlôtês rimediasse al ritardo dell'autobus, ai postumi dell'appendicite, alla mobilità anticamera della disoccupazione).

Mentre come tanti altri restavo tagliato fuori dal salone, vedevo numerosi ecclesiastici (anche non ciellini: li si riconosceva da vari indizi “poco ciellini”) entrare nel salone (ho visto anche vescovi) per sorbirsi la predica istituzionale ed eventualmente vedere cosa ha da dire questo leader del movimento di CL.

Ma la predica non era una predica. Sembrava piuttosto un'articolata risposta alla domanda: cosa c'entra san Paolo apostolo con la mia vita e con la mia fede?

Ho immaginato - ma era pura immaginazione - che almeno qualcuno degli ecclesiastici “non ciellini” sopra citati abbia pensato: perbacco, ma questo prete spagnolo parla dell'Apostolo senza ricorrere alle solite frasi fatte! Sembra quasi volermi dire che l'esperienza cristiana di oggi e quella di san Paolo abbiano lo stesso fondamento...

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(31.8.09)

 Come "nasce" la liturgia

Un circolo di donne che avevano l’abitudine di pregare insieme, incominciò a interessarsi allora alla biancheria dell’altare; è di queste donne che vi voglio raccontare.

Queste chiesero un giorno, agli amministratori della Cappella, che cosa propriamente avvenisse dei purificatoria impiegati, dei fazzoletti con i quali il sacerdote raccoglie dal calice le gocce rimaste del vino trasformato. Essi finiscono insieme ad altro bucato nella lavatrice, rispose l’amministratore.

Le donne, alla Messa successiva portarono un sacchetto che avevano confezionato. Quindi chiesero il purificatorium impiegato e lo misero nel sacchetto. In questo modo che cosa volevano fare? «Questo è comunque imbevuto del sangue prezioso che non può essere versato nello scarico».

Il fatto che in passato la Chiesa abbia prescritto che il sacerdote stesso debba curare il primo lavaggio del purificatorium, il fatto che l’acqua di tale lavaggio sia quindi da versare nel sacrarium o nella terra, tutto questo non era a conoscenza delle donne. In ogni caso esse si opponevano a che questo fazzoletto fosse trattato come l’altro bucato, e istintivamente fecero ciò che una antica prescrizione, ora trascurata, esigeva.

«È come lavare il giaciglio del Bambino Gesù», diceva una di queste donne. Quando l’ascoltai, ne rimasi colpito. La devozione popolare diventava qui qualcosa di concreto. La vidi quando lo lavò a casa, dopo aver prima recitato un rosario. Portò l’acqua del lavaggio nel giardino davanti a casa, versandola in un angolo in cui crescevano fiori particolarmente belli.

Alla sera coprì poi l’altare nella cappella insieme ad un’altra donna. Questo aggiustamento della lunga e stretta coperta era difficile. Entrambe le donne erano molto concentrate, ma allo stesso tempo mosse da una sollecitudine trattenuta, come se avessero cura, con sobrietà ed efficienza, di un uomo che esse amavano.

Io ho assistito a queste preparazioni con curiosità crescente. Di che cosa si trattava? In tutti i racconti della Resurrezione, il discorso cade sulle vesti ripiegate angelicos testes, sudarium et vestes, come si dice nella sequenza pasquale. Non vi è alcun dubbio che queste donne, in quella brutta cappella al secondo piano, erano le donne presso il sepolcro. Esse vivevano nella continua, indubitabile, realmente vissuta presenza di Gesù. In questa presenza esse rimanevano in modo naturale, in modo conforme alla loro nascita e al loro livello culturale. La loro vita era adorazione, che si traduceva in azioni molto precise, molto pratiche: era liturgia.

Osservando queste donne, compresi che esse credevano alla reale presenza di Gesù nel Sacramento dell’altare. La fede è questo: ciò che noi facciamo con naturalezza.
Fonte: qui

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(14.8.09)

 Una testimonianza dal convento

Ecco una onesta testimonianza su Comunione e Liberazione da parte di una vocazione alla vita consacrata, testimonianza che riporto qui tagliando via solo la parte che non riguarda CL, testimonianza “provocata” da qualcuno che ha inoltrato su quel forum un mio vecchio post di qualche mese fa.

Non avrei mai detto che nella mia vita dovessi scrivere qualcosa a pro di un movimento, ma ora mi sembra doveroso farlo visto l'aiuto che mi sta dando...

Chiariamo subito: la mia posizione rispetto ai movimenti è quella di starmene alla larga: penso che se già appartengo alla Chiesa nella quale vivo seguendo il carisma Carmelitano Teresiano già mi basta.

Con ciò non discriino le persone che vi fanno parte però cerco sempre di far capire che vivere la vita parrocchiale è meglio cheil partecipare solo al gruppo o movimento.

Resa nota questa mia posizione vi racconto due eventi capitatimi e dai quali nasce il mio rispetto verso CL.

Il primo è avvenuto metre ero in convento: (...)

Il secondo evento è ancora in fieri e ne ringazio il cielo: da Seettembre a questa parte frequento i corsi universitari presso la statale di Milano dove è presente un nutrito gruppo di Cl...beh appena saputo che ero un postulante mi si son quasi tutti venuti a presentare e con alcuni di loro siamo divenuti amici...spesso capita che dati gli orari partecipo alla loro messa e alle loro liturgie (alcuni già mi hanno invitato per trascorrere le vacanze con loro)ebbene debbo dire che io le trovo molto ben preparate...la I volta che vi ho partecipato mi dicevo tra me e me “sarà una di quelle messe iperveloci e pocho partecipate visto l'orario (12.25)” entro in chiesa...la chiesa è tutta piena fino alle ultime panche...chi conosce S.Nazaro in MIlano sa che è una chiesa capiente...e poi sento cantare in gregoriano...

ragazzi mi sono commosso e veramente ho visto con quale amore era vissuta quella Messa...alla fine sento cantare l'antifona mariana in latino...ci sono andato anche ora nel periodo pasquale e con gran gioia ho visto che cantano il Regina Caeli...beh quando ho sentito tutti che lo cantavano in latino mi sono vergognato poichè da me in convento la sua recita in latino come queela dell'Angelus o del Veni Sancte Spiritus è stata abolita poichè, cosi han giustificato la cosa, i postulanti non lo capiscono...

In conclusione mi dico: forse sul movimento si può dir di tutto e di più, ma avessimo in convento l'attenzione liturgica che loro hanno...

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(10.8.09)

 Ru486: volantino "FAQ"

La pillola abortiva Ru486, “pesticida umano”:

  1. non è una medicina
  2. non cura nessuna malattia
  3. non aiuta la donna
  4. uccide un bambino (innocente)
  5. è atroce per le donne (che spesso vedono l'embrione espulso dal loro corpo: sarà un trauma che rimarrà loro per tutta la vita)
  6. nel mondo sono finora morte 29 donne per l'uso della Ru486 ( rischio di morte 10 volte superiore rispetto all'aborto chirurgico)
  7. a volte la Ru486 fallisce e bisogna poi procedere all'aborto chirurgico
  8. è una bomba ormonale che fa male alla salute della donna
  9. non rende dolce l'aborto (che resta sempre un fatto orrendo)
  10. serve solo per scaricare colpe e responsabilità sulle donne (così i medici se ne lavano le mani non dovendo più compiere l'aborto loro direttamente).

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(10.8.09)

 La Chiesa deve occuparsi anche dell'elettronica?

Permettetemi un ricordo personale, una testimonianza presa dal vero, che vi consentirà di vedere in che modo i nostri fedeli reagiscono a causa del fatto che si è inculcato loro troppo sovente la concezione secondo la quale la Chiesa si identifica con il clero.

Nel mese di maggio del 1963, in Francia, prendevo parte ad una quindicina missionaria. Il vescovo della città, volendo farmi cosa gradita, aveva invitato a colazione il decano della facoltà di scienze. Egli mi aveva avvisato che questi era un buon cattolico, ma un po' timido, soprattutto, di tendenze di sinistra. «Ciò accresce il mio piacere» gli risposi.

Durante la colazione, questo giovane decano (non aveva che trentaquattro anni, ma era un brillante specialista in elettronica) disse al vescovo: «Monsignore, la Chiesa si è occupata di tutto: d'arte, di letteratura, di diritto, di musica e che so d'altro ancora, ma essa non si occupa sufficientemente di scienza».

Allora, facendo l'ingenuo, ho detto come se fossi un estraneo: «Signor Decano, perdonatemi, siete cattolico?» «Sì» mi rispose. «Vi occupate di scienza?» ripresi. «Non mi occupo d'altro dalla mattina alla sera» mi rispose. «Allora» dissi io «la Chiesa si occupa di scienza, perché voi e centinaia di migliaia di altri laici si occupano di scienza, di elettronica e che d'altro ancora.

Non è necessario che vi siano dei sacerdoti-astronauti, dei sacerdoti-violinisti, dei sacerdoti-piloti ecc. Noi sacerdoti facciamo semplicemente il nostro mestiere, siamo dei sacerdoti. Noi cerchiamo di darvi il buon esempio, di predicarvi come meglio possiamo la parola di Dio, ma non è necessario che facciamo di tutto nel mondo, non è neppure un bene che il clero faccia di tutto nel mondo...»


Fonte: qui

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(7.8.09)

 Perché non leggo la Bibbia (e perché sono diventato famoso per averlo detto)

Sì, le monache fanno la lectio divina. No, in quel caso la lectio non è solo della Bibbia, tanto meno dell'Antico Testamento. No, la “lectio ai laici” non è una buona idea, ma il politically correct ecclesiale impedisce di affermarlo in pubblico. Un laico come me può dirlo (ma solo sul blog e solo finché il suo parroco non sa dell'esistenza di questo blog), ma se lo dicesse un consacrato (o consacrando) gli zelanti e infaticabili difensori del politically correct come minimo lo ricompenserebbero con una fucilata al piede.

Il termine “Bibbia”, per come viene abusato oggi, contiene quel sottile inganno che avevo indicato: indurre a ritenere che le sue pagine siano tutte uguali, mettendo sullo stesso piano quel «fonderò la mia Chiesa» e un passo deuteronomico qualsiasi, mettendo sullo stesso piano quel «e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» e quei conteggi di carri, cavalli e cavalieri.

“È Parola di Dio”, si entusiasmerebbero (su Oam, sui cavalli, su Gàbaon e tutto il resto) i topi di sacrestia, ritenendo che il termine “paroladiddìo” indichi una qualsiasi formula magica estraibile dall'HarryBibbiaPotter, specialmente se proveniente dall'HarryAnticoTestamentoPotter, ancor più dall'HarryPentateucoPotter...

“E il verbo si fece carta”, ironizzava Vittorio Messori sul diluvio di parole di questi ultimi quarant'anni negli ambienti ecclesiali. Ma si può applicare anche alla maniacale lettura della Bibbia perpetrata in tante parrocchie, inclusa la mia.

C'è troppa “Bibbia”, in giro. È come se io avessi la morosa, uscissi con lei e i suoi e i miei amici, e poi la ignorassi per il novantotto per cento della serata perché impegnato a discutere su un amorevole bigliettino scritto da lei tanto tempo prima, elucubrando sul tipo di inchiostro e sui tratti di penna, speculando e congetturando sulle pieghe della carta, cercando pensosamente di cavare l'ennesimo nuovo teologico interessante originale significato da quelle parole da lei vergate frettolosamente su un post-it: “torno tardi - il cane scendilo e piscialo tu”.

Ti auguro un'indigestione di Bibbia. Da domani mi occuperò finalmente di altri argomenti.

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(6.8.09)

 Perché non leggo la Bibbia, un'altra risposta

“Non leggo la Bibbia” non significa “censuro la Bibbia”.

Dato che non hai letto che qualche sporadica sillaba di tutto quel che ho scritto, ti chiedo anzitutto di rileggere con calma i “post” di questi ultimi giorni e di concedermi la possibile attenuante dell'eventualità di essermi espresso male o con troppa fretta in qualche punto (la necessità di chiedertelo è già indizio sufficiente per sapere che non lo hai fatto).

Sì, è vero, nella Imitazione di Cristo si raccomanda di “ricercare la verità” nelle Sacre Scritture ma... non puoi darmi la citazione troncata alla sola parte che ti interessa. Sono andato a cercare il paragrafo in questione, dove raccomanda di leggere i libri divoti, ma la parte interessante è questa:

La nostra curiosità ci è spesso di ostacolo nella lettura delle Scritture, quando vogliamo capire e discutere, dove sarebbe da passarvi sopra semplicemente.
Credo che questo sia il miglior riassunto delle mie pagine.

Capisci? “Passarvi sopra semplicemente”. Dunque non tutte le pagine della Scrittura hanno ugual peso, vero? (la Chiesa lo ha sempre insegnato, ma per ricordartelo sto usando la tua citazione).

“Curiosità”, esatto? Tu vuoi che si legga la Bibbia (cioè aggiungere una cosa in più da fare nella vita quotidiana) e che la si “mediti”, ma senza dire come si può sfuggire alla tentazione dell'attivismo e della curiosità.

Le mie considerazioni “non leggo la Bibbia” - da intendere “non ho bisogno di aggiungere alla mia vita la lettura della Bibbia, visto che la Messa quotidiana già provvede a leggermela nel miglior modo possibile” - sono partite da alcune constatazioni.

Anzitutto il fatto che oggi siamo sottoposti ad un vero e proprio diluvio di parole, immagini, suoni: il “leggere” - nel vero senso della parola, cioè “leggere con frutto” - è diventato arduo. Oggi lo studio è ridotto a nozionismo, la lettura è ridotta a distrazione, tutto ciò che c'era da vedere, sentire e leggere, ci sembra di averlo già visto, sentito e letto - non solo grazie alla TV. Per cui il partito dei “Bisogna Leggere la Bibbia Leggiamo La Bibbia” ha già un grave problema: il suo slogan sottintende già il dover prima vincere una battaglia contro le distrazioni della vita e contro gli effetti del diluvio di parole ed immagini, cioè il suo slogan suggerisce già di vivere come monaci.

Vorrei poi chiederti: come e quando andrebbe letta la Bibbia? Ritagliarsi una mezz'ora per assistere al telefilm riesce (quasi) sempre, ma... mezz'ora per la Bibbia? Oggi non riusciamo facilmente a crearci angoli di preghiera durante la giornata. Non siamo mica monaci di clausura. Certo, talvolta ci si può riuscire, ma non è questo che metto in dubbio. Metto in dubbio, piuttosto, la riduzione di quel “leggere la Bibbia” ad attivismo: presto si finirebbe per farlo distrattamente, presto si finirebbe per farlo tanto perché un po' di rispetto per il Libro Magico bisogna pur averlo...

La trasformazione della Bibbia in Magico Libro con tutte le soluzioni ai problemi della vita. La trasformazione della Bibbia in piccolo idolo da aggiungere al proprio Pantheon personale. La trasformazione della Bibbia in contenuto culturale da conoscere assolutamente per restare à la page.

Ecco, questo è il punto di arrivo. La separazione della Bibbia dalla liturgia produce un nuovo piccolo idolo. Che alcuni tentano di ovviare con tentativi patetici (le “cappelle della Parola”, le riunioni di “Ascolto della Parola”, e via cianciando) fondati sullo stesso tipo di errore che si voleva evitare.

La separazione della Bibbia dalla liturgia è in fin dei conti un sola Scriptura protestante travestito da cattolico.

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(5.8.09)

 Perché non leggo la Bibbia, supplemento

“Se per ipotesi il Papa ti dicesse di leggere la Bibbia...”

Quel che mi dice il Papa lo faccio volentieri. Ma la tua oziosa affermazione parte dal presupposto sbagliato che l'obbedienza consista banalmente nell'eseguire dei comandi.

Inoltre la tua affermazione trascura il dato principale, e cioè il fatto che la lettura della Bibbia è una moda che si è imposta di prepotenza nella Chiesa.

“Riscoperta” di qua, “riscoperta” di là, la Bibbia ci è stata di fatto presentata come se fosse il libro magico con tutte le risposte a tutti i problemi. Neanche fosse un libro di Harry Potter o un Manuale delle Giovani Marmotte.

Hai infatti dimenticato che la Bibbia è uno strumento. Hai dimenticato che la sola lettura della sua parte più importante (i Vangeli) apparirà assurda e noiosa al di fuori del contesto della fede.

Prendi per esempio un bambino che legge nel Vangelo: “se il tuo occhio ti è di scandalo, càvalo”. Cosa penserà? Che dopo due sguardi peccaminosi resterà totalmente cieco altrimenti non è più cristiano?

Se non c'è una Chiesa che ti mostra e ti fa capire cosa significano quelle cose e come si vivono, tutta la Bibbia diventa un assurdo. Nessun cristiano si è mai cavato un occhio.

La lettura di pagine della Bibbia al di fuori della liturgia può essere uno strumento, ma non è “lo” strumento.

E se sei cristiano, saprai anche che conosce e capisce la Bibbia non chi la legge e la medita “giorno e notte”, ma chi vive meglio i sacramenti.

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(4.8.09)

 Perché non leggo la bibbia, terza parte

Perché tanta frenesia nel proporre la lettura della Bibbia? Le persone più anziane ricordano che questa moda è esplosa solo negli ultimi decenni; in precedenza, per catechizzare bambini e adulti, circolavano riassunti (in italiano) della storia della salvezza che non andavano certo ad indugiare su questioni non veramente urgenti per la nostra fede oggi (per esempio su come andasse castrato colui che si fosse macchiato di determinati peccati riguardanti la sessualità).

Fanno tanta cagnara per ricordarci che la Bibbia è Parola di Dio (come se esistesse qualche cristiano che non lo sapesse) e per... raccomandarcene la lettura.

Lettura? Sento puzza di bruciato. La liturgia già ci amministra una selezione ordinata e intelligente di tutto ciò che ci serve. Perché mai al di fuori della liturgia dovremmo usare del tempo ogni giorno per leggere la Bibbia? Forse che la liturgia e le preghiere non bastano più? Forse che fino a poco tempo fa i cristiani erano stati tutti stupidi e ignoranti nel trascurare la lettura della Bibbia?

Forse che i cristiani di oggi si debbano trasformare all'improvviso in pensosi “antichi padri del deserto”? (i quali, sia detto una volta e per tutte, non vivevano certo di sola Scriptura) Forse che la santità consista nel diventare finissimi esegeti di sperdute perìcopi, esperti di minuzie veterotestamentarie ed arguti scrutatori di moscerini e virgole, tutti presi dall'analisi del testo e dallo studio dei professori commentatori?

La frenetica raccomandazione della lettura della Bibbia proviene dunque da coloro che pensano che la fede sia un'attività professorale, da coloro che riducono la liturgia ad un ricordino con collage di citazioni bibliche, e soprattutto da coloro che pensano che il cristiano è ampiamente dotato di tempo libero, sprovvisto di preoccupazioni, e dotato di sufficienti cognizioni teologiche per poter affrontare la “lettura della Bibbia” senza che affiori perplessità o noia.

Il preside fa mobbing e tu dovresti cimentarti con Benaià figlio di Ioiadà (e chi è?) e la battaglia a Taanach (e dov'è?) sulle acque di Meghiddo? (e dov'è?) Ti hanno diagnosticato un principio di ulcera e tu ti erudiresti su Abisài fratello di Ioab (e chi è?) e su come bruciare in un luogo appartato un giovenco (e che è?) o un capro? Tua moglie sospetta un inesistente tradimento e tu ti distrarresti leggendo che Adoni-Zedek (e chi è?) mandò a dire ad Oam (e chi è?) di assaltare Gàbaon? (e dov'è?)

Ma se si tratta di leggere, cosa ha bisogno di leggere un cristiano per sostenere la propria fede? Per un cristiano che ha i suoi guai, i suoi peccati, le sue preoccupazioni e i suoi limiti, val più la lettura di Storia di un'anima di santa Teresa di Lisieux, oppure il sangue sull'architrave degli stìpiti per un'improbabile miopia dell'angelo vendicatore? È più immediatamente utile un libro come quello o la Bibbia?

La Bibbia si capisce solo alla luce della Tradizione e del Magistero. Non è mortalmente indispensabile leggerla, tanto più che la liturgia ce ne offre continuamente, nella misura in cui ci serve e nella misura in cui ci fa bene.

Per questo non leggo la Bibbia. La liturgia già me ne offre quel che mi è utile, e nella miglior maniera per farmela comprendere.

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(3.8.09)

 Perché non leggo la Bibbia, seconda parte

Da adolescente fui convinto dal parroco a partecipare ad un incontro biblico per i giovani (mi vengono conati di vomito al solo ricordare l'evento).

Dopo una barbosissima conferenzina sulla struttura della Bibbia, fummo tutti invitati ad aprirla a caso, leggerne un passo e meditare su cosa ci ispirava il Signore.

Tutto pio aprii lestamente e mi ritrovai questo passo del Levitico (1,14-17): “Se la sua offerta al Signore è un olocausto di uccelli, offrirà tortore o colombi. Il sacerdote li offrirà all'altare, ne staccherà la testa, che farà bruciare sull'altare, e il sangue sarà spruzzato sulla parete dell'altare. Poi toglierà il gozzo con le sue immondezze e lo getterà al lato orientale dell'altare, dov'è il luogo delle ceneri. Dividerà l'uccello in due metà prendendolo per le ali, ma senza separarlo, e il sacerdote lo brucerà sull'altare, sulla legna che è sul fuoco, come olocausto, sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave per il Signore”.

Per un po' restai a bocca aperta: “è Parola di Dio”, è “la Parola”!

Perbacco, questa Parola mi colpiva davvero. Ma non nel senso voluto dal parroco. Staccare la testa a tortore e colombi non è una scena gradita per un bambino; spruzzarne il sangue è ancora più grottesco, per non parlare del resto. Bruciarlo produce poi una puzza terribile. Questo sarebbe il “profumo soave” per il Signore? Quei poveri uccelletti combinati in quel modo sarebbero “profumo soave” per il Signore?

L'espressione “aprire a caso la Bibbia” presume che tutti i versetti abbiano ugual valore. La distribuzione di tali “aperture”, in teoria equiprobabile, praticamente è una distribuzione a campana, con picco al centro, cioè nell'Antico Testamento, perché come numero di pagine è più lungo del Nuovo.

L'espressione “aprire a caso la Bibbia” ha un sapore magico, alla Harry Potter.

Così, aprendo a caso, puoi trovare magicamente questa scena: «Diedero quest'ordine ai figli di Beniamino: “Andate, appostatevi nelle vigne e state a vedere: quando le fanciulle di Silo usciranno per danzare in coro, uscite dalle vigne, rapite ciascuno una donna tra le fanciulle di Silo e ve ne andrete nel paese di Beniamino. Quando i loro padri o i loro fratelli verranno a discutere con voi, direte loro: Concedetele a noi: abbiamo preso ciascuno una donna come in battaglia... ma se ce le aveste date voi stessi, allora avreste peccato”» (Giudici 21,20-22).

Che strana definizione di peccato: rapire fanciulle (per poi farci cosa?) non sarebbe peccato se “in battaglia” (come afferma anche il Deuteronomio). Dopotutto, pochi versetti prima, si racconta che: «Allora la comunità vi mandò dodicimila uomini dei più valorosi e ordinò: “Andate e passate a fil di spada gli abitanti di Iabes di Gàlaad, comprese le donne e i bambini. Farete così: ucciderete ogni maschio e ogni donna che abbia avuto rapporti con un uomo; invece risparmierete le vergini”» (indovinate per quale motivo).

È evidente che non tutti i versetti della Bibbia hanno gran contenuto “spirituale”.

Il termine “leggere la Bibbia” avrebbe dunque senso a partire dai passi più importanti... cioè a quelli che ci propone la liturgia, proposti perché servono a capire la storia della salvezza senza scendere nei dettagli storici dello sterminio “a fil di spada” e dei rapimenti e stupri.

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(2.8.09)

 Perché non leggo la Bibbia

Ho molti motivi per non leggere la Bibbia, tanti da creare un interminabile blog NonLeggoLaBibbia.blogspot.com (mi piacerebbe avere il tempo per farlo, e mi piacerebbe avere tempo per rispondere a coloro che si scandalizzeranno per aver letto le prime tre righe di questa pagina senza leggere tutto il resto).

Sono tante, tante ragioni per le quali le uniche copie della Bibbia che ho in casa sono quelle che mi sono state regalate. Sono ancora tutte nuove. Sono tutte stipate negli angoli più remoti ed inaccessibili dei miei scaffali, in modo che nell'altamente improbabile caso che mi venga la tentazione di aprirne una, io debba fare uno sforzo sovrumano per vincere la mia proverbiale pigrizia e raggiungere l'agognato versetto (se proprio è urgente e non se ne può fare a meno, c'è il testo completo sul sito web del Vaticano).

Sopporto con pazienza il vedere persone che leggono la Bibbia o addirittura consigliano di leggerla. Conosco i miei polli ed ho sempre sconsigliato loro di leggere la Bibbia.

Non sono allergico alla Bibbia: sono allergico all'abuso della Bibbia nella vita cristiana.

Ad una persona immersa in problemi concreti (famiglia, lavoro, salute...) e in domande concrete (incertezza sul futuro, ragionevolezza della fede, questioni etiche...) non si può somministrare una dose di versetti biblici ed aspettarsi che magicamente si risolva tutto. Nella quasi totalità dei casi, infatti, sembreranno frasi fatte, aneddoti da Settimana Enigmistica, indicazioni morali che non erano né cercate né necessarie né adatte alla situazione. Il problema diventa ancora più grave quando si va a maneggiare l'Antico Testamento, dove apparirebbe un Dio che si “adira”, vendicativo, che ordina stragi, che permette poligamia e tutto il resto...

Per conoscere veramente la Bibbia è sufficiente seguire con attenzione le letture bibliche della liturgia cattolica. Sembrano essere pochi quelli che sanno che il ciclo di letture della liturgia è organizzato in modo da far capire bene tanto il contenuto quanto il metodo.

Chi ha avuto la giusta ed ampia razione di liturgia cattolica seguita con attenzione e pazienza potrebbe metter mano alla Bibbia senza troppi danni e scoprire che... con la sola liturgia era possibile già capire tutto.

Se proprio si desidera una “guida” alla Bibbia, si può comodamente utilizzare il Catechismo della Chiesa Cattolica, nel quale viene spiegato con precisione e con semplicità tutto ciò che c'è da sapere sulla fede cattolica e tutti i nessi con la Bibbia. Per esempio ti viene spiegata la confessione (sacramento della riconciliazione) e ti vien detto che l'ha istituita Cristo comandando agli apostoli: “a chi li rimetterete, saranno rimessi; a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (c'è gente che conosce bene questo passo del Vangelo e poi si affanna ad insinuare che la confessione l'avrebbe “inventata” la Chiesa: a furia di leggere la Bibbia si finisce per interpretarla secondo le proprie tempeste passeggere).

Uno degli insegnamenti più dimenticati è che l'Antico Testamento illumina il Nuovo (sarebbe difficile comprendere il Nuovo Testamento se si facesse a meno dell'Antico), e viceversa il Nuovo Testamento illumina l'Antico (nell'Antico Testamento si trovano “tracce” e prefigurazioni che vanno al di là dei peccati, dei guai e della mentalità del popolo ebreo).

Ma il fatto che i due si illuminino a vicenda non è sufficiente per garantire che basta metter mano al libro della Parola per capire automaticamente (e “magicamente”) tutto. Se fior di insigni biblisti lanciano idiozie “basandosi” sulla Bibbia, cosa rischierà chi mette mano alla Bibbia avendo come “cultura” solo gli spettacolini televisivi?

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(1.8.09)