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(24.06.10)

 Il Perdono di Assisi

Domani comincia il mese di agosto, cioè il mese del Meeting! Non sto più nella pelle.

Ma oggi voglio ricordare il perdono di Assisi.

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(31.7.09)

 Neolingua orwellianamente italiana

“Scandalo”: cosa significa? Invento un esempio. Immagina un presidente della Lega Internazionale Antidroga (nome di fantasia) che viene colto in flagrante mentre si spara una dose di eroina insieme al vicepresidente. “Scandaloso”. Termine adatto, perché se avvenisse una cosa così ci sdegneremmo tutti.

Immagina invece il presidente dell'Unione Internazionale Scacchisti (nome di fantasia) che viene colto in flagrante a giocare a calcio con i suoi amici. Ignaro della presenza di giornalisti e telecamere, afferma senza ritegno: “mi diverto di più così”. Il quotidiano Scacco Matto urla in prima pagina: “scandalo”. Ma si scandalizzeranno solo i diretti interessati (e certo meno furiosamente del precedente esempio).

Apri poi la rivista patinata e ci trovi altre cose definite come “scandalo”. Esempio: un'attricetta che per combattere l'inquinamento si fa fotografare “senza veli” (evento inaudito, vero?) In quel caso l'aggettivo “scandalosa” è utilizzato con compiacimento, come se fosse il pepe nella minestra. Ma chi provasse a scandalizzarsi attirerebbe a sé l'accusa di essere un bigotto.

La grammatica italiana è uno strumento. Come ogni strumento - come le pistole - si può utilizzare male.

Nel primo caso il termine “scandalo” è utilizzato correttamente. Lo “scandalo” non è una cosa da poco, non è il tossire di una formica.

Nel secondo caso il termine è ancora utilizzato correttamente. Sensi figurati, metafore, eufemismi... la nostra lingua permette una varietà di modi di esprimersi utilizzando la stessa parola.

Nel terzo caso non è più lingua italiana ma neolingua orwelliana: il termine è utilizzato con malizia.

“Scandalo” e “trasgressione”, nella neolingua oggi in vigore, significano massificazione e omologazione e banale sessificazione.

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(23.7.09)

 Un po' di corrispondenza privata

Non pensare mai che Gesù abbia delle pretese su di te. Tutto sta nella tua libertà. Lui non vuole obbligare la gente, non vuole obbligare neppure a fare il bene. Non siamo marionette. L'amore sincero nasce dalla libertà, non dall'obbligo.

Una visitina a Lourdes non sarebbe male. Si va a Lourdes in onore della Madonna, a domandarle intercessione per la salute del corpo e dell'anima. Quando l'anima sta a posto, allora si riesce ad affrontare ogni fatica. Il vero miracolo, ancor più che la guarigione del corpo, è la felicità dell'anima.

Ci sono stato anch'io a Lourdes. Domandai tante grazie, tantissime cose, e finché non le avrò ricevute tutte, non ne parlerò con nessuno.

Mi dispiace che le suore non siano venute a farti visita. Però domenica prossima telefonerai loro per assicurarti che vengano. Oppure puoi anche telefonare al don S. e dirgli: la suora domenica non è venuta, vuoi portarmela tu la Comunione? (non preoccuparti, non lo disturbi: c'è un'intera Italia che gli “paga” lo stipendio con i soldi dell'otto per mille, e quindi può benissimo passare da te).

Ho fretta e non ho tempo per farti un “corso” sul rosario. Per il rosario si meditano cinque misteri (per esempio “l'annuncio dell'angelo a Maria”, “Gesù incoronato di spine”, “la Risurrezione di Gesù”, “Maria assunta in cielo regina degli angeli e dei santi”, etc); dopo ogni mistero si recitano un Padre Nostro, poi dieci Ave Maria e poi un Gloria ed eventualmente qualche giaculatoria (per esempio “o Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi”, “o Gesù, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell'inferno, porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della Tua misericordia”). Ma per adesso non preoccuparti troppo dei misteri; la Madonna e Gesù vedono bene quello che hai in cuore, sanno bene quanto soffri, e non si mettono certo a fare l'esame dettagliato di quello che nelle tue attuali condizioni di salute riesci a dire o non dire. E sanno anche che non sei un “caso disperato”, perché la vera disperazione è solo di chi si ostina a rifiutare la grazia di Dio.

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(10.7.09)

 L'impostura

Un romanzo minore, apparentemente poco conosciuto, di Georges Bernanos: L'impostura, pubblicato nel 1927.

Il maggior pregio del libro: far notare che quando si perde la fede, la vita morale diventa un elenco di regole e la liturgia diventa un cerimoniale.

Quella lettura mi colpì davvero molto. Ero giovanissimo, mi aspettavo romanzetti zuccherosi col prevedibile lieto fine. Ne cavai invece una dura lezione sulla vita di fede.

Per parecchio tempo rifiutai di riconoscere fondamenti a quella ipotesi, anche dopo molte capocciate sulla durissima realtà. Continuai a pensare che sacerdoti, suore e consacrati in generale fossero dei privilegiati con la porta del Paradiso già metà aperta.

Pensavo ingenuamente che se uno ha fede, può commettere qualche errore nei momentacci in cui tutto gli va storto, può dire qualche stupidaggine dovuta al non aver ben digerito il terzo piatto di agnolotti... ma mi rifiutavo di ammettere l'esistenza di sacerdoti ai quali il baciare la mano mi sarebbe stato un fastidio piuttosto che un onore.

Mi ostinavo insomma a non voler ricordare che tra i Dodici c'era anche Giuda Iscariota.

La riduzione della liturgia a cerimonialismo ha come primo effetto ciò che taluni ecclesiastici di oggi chiamano “ingessatura”, che Bernanos aveva previsto e descritto in questo romanzo decenni prima che avvenisse.

La liturgia non è un cerimoniale. Ma cinquant'anni fa moltissimi cominciarono a pensarlo e accettarono ad occhi chiusi e con esagerato entusiasmo la più sciagurata riforma liturgica della storia della Chiesa.

In quella riforma, di fatto, non solo si spazzava via la lingua universale della Chiesa (il latino), non solo si concedevano ampi margini ai fantasisti della celebrazione (a cominciare dall'altare coram populo), ma l'impianto generale sembrava un menu preconfezionato. Per dirla in una sola parola: si ha legittimamente la netta impressione che per rimediare alla presunta ingessatura della liturgia, la si trasformò in un cerimoniale “ingessabile” a piacere.

Lo può notare chiunque abbia mai provato una sensazione di disagio durante la celebrazione della messa.

Tre possibili risposte diverse che l'assemblea dei fedeli può dare dopo che il celebrante ha detto “mistero della fede”: naturalmente tutti conoscono solo la prima.

Quattro possibili preghiere eucaristiche: naturalmente si usa sempre la seconda (è la più corta).

È tardi, devo chiudere qui, proseguirò stasera.

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(5.7.09)

 Speranza: in esclusiva al cattolicesimo

Un amico ha sradicato il cattolicesimo dalla sua vita, finendo per sostituirlo con un'altra religione.

Per molti anni si è sentito un eroe. Quanto gli era facile ripetermi i luoghi comuni che apprendeva del quotidiano Repubblica! La sua religione è al di sopra di ogni sospetto mentre la Chiesa cattolica è sempre nel mirino dei media.

Comodissima, una religione compatibile con le colonne dei giornali di moda, davvero comodissima una religione che non è mai nel mirino dei media.

Almeno finché gli eventi della vita non la mettono alla prova.

Sua moglie ha appena saputo di dover affrontare una difficile operazione chirurgica e lui si accorge (ma è troppo orgoglioso per ammetterlo) che in questo caso la sua religione non serve a niente.

Quando mi ha confidato che si sentiva abbattuto, con la massima pacatezza gli ho risposto: “prega”. C'è mancato poco che mi prendesse a pedate.

C'è mancato poco che mi urlasse: “«prega», dici? Servirà forse a cambiare la situazione?”

Glielo avevo detto con sincerità, non lo prendevo in giro. La sua religione non gli vieta mica di pregare, al contrario, ogni giorno lui prega più di me (una gran quantità di invocazioni ad un dio lontano e ultimamente inconoscibile).

Ma quel “prega” è stato peggio di una pugnalata. C'è mancato poco che gridasse: “«prega»? vuoi forse convertirmi? o giudicare la mia religione? o credi di aver capito perfettamente il mio stato d'animo?”

Le religioni sono tentativi umani e perciò non reggono all'impatto con le cose della vita.

Per questo le religioni funzionano bene solo fra i borghesi sazi e con molto tempo libero a disposizione, e fra i depressi che hanno bisogno di qualcosa per fuggire dalla realtà.

Il cristianesimo - quello vero, cioè quello cattolico - non è un tentativo di raggiungere Dio; al contrario, è Dio che ha raggiunto l'uomo.

La speranza può sussistere solo sulla base di una certezza. Altrimenti è una speranza fabbricata dall'uomo, cioè è un desiderio disperato ma presentato in modo addolcito ed elegante.

E chi non ce la fa a fabbricarselo, trovandosi dinanzi ad un evento di fronte al quale c'è poco da nascondere dietro l'ipocrisia... solitamente non riesce a far altro che rigettare la speranza e detestare la preghiera.

Dev'essere stato anche per questo che il don Giussani ha sempre tanto insistito sul prendere sul serio la realtà secondo tutti i suoi fattori. Cioè senza censurare l'imprevisto.

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(2.7.09)