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(24.06.10)

 Perché non leggo la Bibbia, seconda parte

Da adolescente fui convinto dal parroco a partecipare ad un incontro biblico per i giovani (mi vengono conati di vomito al solo ricordare l'evento).

Dopo una barbosissima conferenzina sulla struttura della Bibbia, fummo tutti invitati ad aprirla a caso, leggerne un passo e meditare su cosa ci ispirava il Signore.

Tutto pio aprii lestamente e mi ritrovai questo passo del Levitico (1,14-17): “Se la sua offerta al Signore è un olocausto di uccelli, offrirà tortore o colombi. Il sacerdote li offrirà all'altare, ne staccherà la testa, che farà bruciare sull'altare, e il sangue sarà spruzzato sulla parete dell'altare. Poi toglierà il gozzo con le sue immondezze e lo getterà al lato orientale dell'altare, dov'è il luogo delle ceneri. Dividerà l'uccello in due metà prendendolo per le ali, ma senza separarlo, e il sacerdote lo brucerà sull'altare, sulla legna che è sul fuoco, come olocausto, sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave per il Signore”.

Per un po' restai a bocca aperta: “è Parola di Dio”, è “la Parola”!

Perbacco, questa Parola mi colpiva davvero. Ma non nel senso voluto dal parroco. Staccare la testa a tortore e colombi non è una scena gradita per un bambino; spruzzarne il sangue è ancora più grottesco, per non parlare del resto. Bruciarlo produce poi una puzza terribile. Questo sarebbe il “profumo soave” per il Signore? Quei poveri uccelletti combinati in quel modo sarebbero “profumo soave” per il Signore?

L'espressione “aprire a caso la Bibbia” presume che tutti i versetti abbiano ugual valore. La distribuzione di tali “aperture”, in teoria equiprobabile, praticamente è una distribuzione a campana, con picco al centro, cioè nell'Antico Testamento, perché come numero di pagine è più lungo del Nuovo.

L'espressione “aprire a caso la Bibbia” ha un sapore magico, alla Harry Potter.

Così, aprendo a caso, puoi trovare magicamente questa scena: «Diedero quest'ordine ai figli di Beniamino: “Andate, appostatevi nelle vigne e state a vedere: quando le fanciulle di Silo usciranno per danzare in coro, uscite dalle vigne, rapite ciascuno una donna tra le fanciulle di Silo e ve ne andrete nel paese di Beniamino. Quando i loro padri o i loro fratelli verranno a discutere con voi, direte loro: Concedetele a noi: abbiamo preso ciascuno una donna come in battaglia... ma se ce le aveste date voi stessi, allora avreste peccato”» (Giudici 21,20-22).

Che strana definizione di peccato: rapire fanciulle (per poi farci cosa?) non sarebbe peccato se “in battaglia” (come afferma anche il Deuteronomio). Dopotutto, pochi versetti prima, si racconta che: «Allora la comunità vi mandò dodicimila uomini dei più valorosi e ordinò: “Andate e passate a fil di spada gli abitanti di Iabes di Gàlaad, comprese le donne e i bambini. Farete così: ucciderete ogni maschio e ogni donna che abbia avuto rapporti con un uomo; invece risparmierete le vergini”» (indovinate per quale motivo).

È evidente che non tutti i versetti della Bibbia hanno gran contenuto “spirituale”.

Il termine “leggere la Bibbia” avrebbe dunque senso a partire dai passi più importanti... cioè a quelli che ci propone la liturgia, proposti perché servono a capire la storia della salvezza senza scendere nei dettagli storici dello sterminio “a fil di spada” e dei rapimenti e stupri.

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(2.8.09)