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(24.06.10)

 Ipocrisia: il pilastro che regge il mondo

La società moderna (ma in generale qualunque società scristianizzata) è tutta fondata sull'ipocrisia. Provo a dare qualche esempio.

Un film osceno è “solo per adulti”: come se a 17 anni e 364 giorni fosse peccaminoso e a 18 anni e 000 giorni diventasse accettabile.

Del resto, questa non è la stessa società dove vigeva l'obbligo del casco fino al compimento dei diciott'anni? Se a 18 anni e 000 giorni si casca dallo scooter, per legge non c'era più lo stesso rischio di rompersi la testa rispetto al giorno prima.

“No, ho già due figli, mi fermo”: cosa significa “mi fermo”? La confusione tra sesso e bellezza. La confusione tra sesso e amore. La confusione tra sesso e soddisfazione. Tutto è riducibile al sesso. Ma no, “ho già due figli: mi fermo”. Cosa, cosa? Mi “fermo”? Cos'è che veramente “fermo”?

E poi i vestiti che invece di coprire, scoprono; invece di proteggere, mettono in mostra (specialmente le masse lardose e adipose). La femminilità ridotta all'omologazione di curve da esporre. “Guardami, vado puttaneggiando anch'io: come ti sembro?”

L'aborto diventa “interruzione di gravidanza”: come se il cambiare il nome all'omicidio lo renda meno violento e meno abominevole.

Le “fasce protette” della TV: così, chi vuole qualcosa di osceno, deve semplicemente cercarselo nelle ore più tarde (oppure su un altro canale durante quelle stesse fasce “protette”).

Ipocrisia, ipocrisia dappertutto. In farmacia, uno accanto all'altro, il banco dei preservativi e del pre-maman (quest'ultimo dedicato ai bimbi che non sono stati uccisi a causa di presunto labbro leporino o per faccende ancor più ridicole).

Ipocrisia, fondamento di tutto. Il politically correct. Il criminale che si appella alla cosiddetta presunzione d'innocenza perché fino al pronunciamento della Cassazione non sei ancora “ufficialmente” criminale, anche se fosse già evidente a tutti.

Il gioco d'azzardo “legalizzato”: la morale è diventato uno dei tanti campi su cui stringere accordi commerciali e legiferare. Ieri era un crimine, oggi è una cosa normale, protetta dalla legge.

I “gratta e vinci”, matematicamente disonesti (nel senso che il montepremi non è nemmeno lontanamente proporzionale alla probabilità di vincita), che illudono e dissanguano gli italiani più poveri (una media di ottocento euro l'anno per ogni italiano, inclusi lattanti e monaci di clausura ed incluso il sottoscritto che in vita sua non ne ha mai comprato neppure uno). L'ipocrisia del rendere “legale” qualcosa di immorale.

Al tempo della legge Merlin si liberarono “duemila schiave del sesso”: oggi il numero di schiave del sesso è molto più che centuplicato: le prostitute non bastano mai, bisogna importarle dall'estero. Ipocrisia al contrario: anziché “liberarle”, si è liberalizzato il mercato della carne umana.

Figurarsi: combattere la prostituzione? E allora perché non bombardare i ripetitori TV, che trasmettono ad ogni ora del giorno modelli “puttaneggianti” anche nelle fasce protette?

Se una ragazzina sogna di diventare “velina” (cioè una che lucra nell'esporre le proprie nudità: tutto sta nell'essere invitata a qualche “festino” di qualche personaggio “importante”), è perché anni e anni di TV (tre, cinque, otto ore al giorno di TV, per anni interi, decenni interi, ai genitori prima e a lei adesso) le hanno insegnato che essere “bella” significa essere “richiamo sessuale”.

Il declino di un popolo comincia col declino della sua morale.

Un popolo distrutto: odia la Casta, ma la foraggia coi gratta-e-vinci, che in realtà andrebbero denominati gratta-e-impreca, gratta-disperandoti, gratta-e-intristisci. Ottocento euro l'anno in media su ogni italiano.

Un popolo annichilito, il cui principale gran Maestro da cui apprendere lezioni di vita è la TV, che ti fa capire che “la vita” è sballarsi, che “bellezza” significa praticamente prostituzione.

Quarant'anni fa, in tempi non sospetti, san Pio da Pietrelcina diceva che “il demonio è entrato in tutte le case” grazie alla televisione.

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(23.6.09)