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(24.06.10)

 Il popolo di CL agli "esercizi"

Ancora un altro post sugli esercizi. E non sarà l'ultimo.

Alcune immagini mi sono rimaste particolarmente impresse.

Già venerdì sera il “popolo di CL” entrava composto e in silenzio nei saloni. Quattordicimila posti a sedere per salone. Saloni strapieni.

Quel silenzio “parlava”. Diceva cos'è un popolo. Dice cosa significa avere coscienza di un destino comune. Un cammino comune. Nel ripensarci, vorrei mostrare quella scena al mio parroco, che non ha mai visto entrare in parrocchia compostamente e attentamente non dico ventisei persone, ma almeno cinque o sei. Lì ce ne erano oltre ventiseimila, un numero “piccolo” rispetto ai veri numeri (veramente difficili da stimare) di Comunione e Liberazione (non tutti possono permettersi di andare a Rimini per tre giorni, anche se due di questi tre sono festivi).

Un risultato del genere - decine di migliaia di persone in silenzio, in ordine - è impossibile da ottenere, se non con la violenza di uno Stalin o di un Hitler. C'è dunque qualcosa in CL che muove le persone stimolando la loro libertà. Sarebbe impossibile muovere tanta gente con una violenza hitleriana senza che nessuno ci faccia mai caso.

Coloro che deprecano il movimento (come il mio parroco), avrebbero dovuto vedere quella scena venerdì sera. E rifletterci onestamente. Basta un minimo di onestà per far crollare tutte le etichette anticielline distribuite dai soliti sfigati che del protestare e del detestare hanno fatto una ragione di vita.

Mi ritrovo a meravigliarmi anch'io. Dopo anni di presenze agli esercizi, ancora resto a bocca aperta nel vedere quel popolo e nel riflettere su quanto grande sia ciò che lo tiene unito. Probabilmente non sono l'unico.

Ventisei puzzoni di un centro sociale fanno una micromanifestazione di protesta? Prima pagina sui TG, o almeno una citazione in cronaca. Ventiseimila adulti, liberi, coscienti, fanno un discreto sacrificio (di tempo e denaro e fatica) per andare a degli “esercizi spirituali” di CL? Silenzio stampa totale.

Silenzio totale perché se qualcuno ne parlasse su un quotidiano a tiratura nazionale, dovrà pur dire perché tanta gente si raduna lì, dovrà pur tentare di abbozzare una spiegazione su come mai gli esercizi siano così importanti da far dire “ne vale la pena” di fronte ai sacrifici fatti per andarvi. Dovrà pur intervistare chi tiene gli esercizi. Il quale potrebbe dirti in poche parole qualcosa che se lo trascrivi nel “pezzo” mandato alla redazione, o te lo cestinano subito o te lo pubblicano per errore ma il giorno dopo ti trasferiscono a fare il galoppino dell'ultimo dei corrispondenti della rubrica Giardinaggio. Non c'è bisogno di essere “giornali di sinistra” per fare certe cose.

Un'altra immagine mi torna in mente. Quella lunghissima, interminabile fila di sacerdoti per la distribuzione dell'Eucarestia. Per amministrare la Comunione a 25-26mila persone in pochi minuti (lo spazio di non più di tre canti) ci vuole un esercito di preti. Bene: l'esercito c'era. Una delle “divisioni del Papa” era lì.

Che santo spettacolo! In quella fila di sacerdoti che si sparpagliavano per tutti gli angoli e incroci del salone, riconoscevo talvolta qualcuno dei miei amici della San Carlo (li chiamo amici anche se non si ricordano di me: come fai a ricordarti di uno con cui hai parlato una sola volta? ma io prego per loro ogni giorno e li chiamo “amici” perché li considero tali, perché quel poco che hanno potuto fare per me lo trovo preziosissimo - si può diventare benefattori anche con una sola parola).

Un esercito di sacerdoti, di tutte le età e di tutti i generi. Si va dal congolese in missione in Russia all'anziano e affaticato monzese. Si va dal parroco basso e attempato e pelato al giovane alto come un armadio. C'è il romano, c'è il marchigiano, c'è uno dei milanesi... Tutti con la loro pisside zeppa di ostie.

Per la comunione, una fila ordinata. Per l'ingresso e l'uscita dai saloni, la percentuale di aspiranti furbi è veramente irrisoria. Il servizio d'ordine fa le cose per bene. E' facile il compito del servizio d'ordine con un popolo siffatto.

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(29.4.09)