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(24.06.10)

 Un cristianesimo "contenutistico" da "impugnare" contro gli altri?

Circa dieci anni fa il giornalista Lucio Brunelli scrisse su 30Giorni un articolo sui «cristianisti» per indicare certi sedicenti cattolicissimi supercattolici che... agiscono come se il cattolicesimo servisse per facilitare l'ordine pubblico e per effettuare una “giusta” politica.

Sì, è vero che un “ordine pubblico” o una “politica”, nati da mentalità non cattoliche, si riducono al legalismo protestante o allo stalinismo.

Ma al centro della tua attenzione c'è Cristo o c'è la politica “giusta”?

Questa è la vera domanda tabù per i cristianisti. Anche se lo negano, costoro parlano ed agiscono come se il cattolicesimo fosse in fin dei conti uno strumento di lotta politica. Un cristianesimo di “contenuti”, da “impugnare” contro gli altri, un cristianesimo da “utilizzare” per migliorare la società. Si oppongono alle ideologie e non si accorgono di ridurre il cristianesimo ad un'ideologia. «La civiltà dell’Europa cristiana è stata costruita da gente il cui scopo non era affatto quello di costruire una “civiltà cristiana”. La dobbiamo a persone che credevano in Cristo, non a persone che credevano nel cristianesimo».

A ben guardare, l'errore dei cristianisti è lo stesso errore del cattocomunismo da loro stessi tanto deprecato; solo, stavolta, l'errore è più elegante, è in veste più raffinata, “noi non siamo mica tonti come i cattocomunisti!” (compiacimento e superiorità)

«Per un cristianista è più “fratello” un telepredicatore protestante americano che un cattolico palestinese di Betlemme» (da un blog non cattolico).

L'articolo originale pubblicato su 30Giorni (poi ripubblicato il 26 ottobre 2001 su Vita col titolo “Cattolici e guerra: una nuova setta. Ecco i cristianisti”) è una sintesi mirabile e terribilmente attuale, da sottolineare parola per parola:

I CRISTIANISTI, CHE SCIAGURA
di Lucio Brunelli

Un nuovo genere di cristiani s'aggira per l'Europa. Sono i “cristianisti”. Ne circolavano varie specie, alcuni indossano la tonaca, altri giacca e cravatta. C'è la versione aristocratica e quella scapigliata. Ma in comune tutti i cristianisti hanno il piglio del cattolico da combattimento. Basta chiacchiere ecumeniche, occorre un'identità forte. Si sentono minoranza. Ma non calano le brache, loro. In politica stanno di preferenza col centrodestra, in economia sono ultraliberisti, a livello internazionale, ferventi americanisti.

UNA NUOVA SETTA - ECCO I CRISTIANISTI
di Lucio Brunelli (*)

E fin qui di anticonformismo non sembrerebbe essercene molto. Ma la vera novità dei cristianisti non è la scelta dello schieramento. È il pathos che ci mettono. Lo spirito di militanza. E soprattutto la forte motivazione ideologico-religiosa. Dalla teologia dell'unicità di Cristo Salvatore discende senza dubbi un atteggiamento belligerante verso l'Islam. Dalla critica ortodossa del pelagianesimo viene l'accusa sprezzante a quei cristiani che si dedicano prevalentemente alle iniziative sociali in favore degli “ultimi”. Dalla denuncia dell'irenismo teologico si arriva all'entusiasmo (non solo approvazione, ma entusiasmo) per le spedizioni militari alleate.

Tutte queste caratteristiche sono l'essenza del perfetto cristianista. Fenomeno nuovo, senza dubbio, almeno relativamente agli ultimi anni. Minoritario ma non quanto si crede, perché si innesta (estremizzandole) in tendenze dottrinali e politiche che trovano spazio anche in alcuni settori della gerarchia ecclesiastica.

Il vero punto di lontananza con i cristianisti non è una differenza di vedute politiche. È questo uso del cristianesimo come un vessillo ideologico. È sbagliato sostenere che Cristo è l'unico salvatore dell'uomo e che le religioni non sono equivalenti e interscambiabili? No: è la dottrina cattolica. Ma un conto è percepire il cristianesimo come “contenuti di Verità” da impugnare contro gli altri. Un altro è riconoscere gratuitamente quell'unicità in una Presenza dal volto umano, e riconoscerla in forza di un'attrattiva. Sembra dunque una quisquilia ideologica. Ma non lo è. Dal primo approccio deriva, o può derivare più facilmente (la storia insegna), un atteggiamento rigido, di compiacimento e superiorità. Insomma un atteggiamento integralista. Può capitare invece di percepire il cristianesimo non innanzitutto come “contenuti di verità” ma come il fascino di una presenza unica, che ti attrae e ti persuade innanzitutto per l'impatto umano che ha. Per la corrispondenza sorprendente con le esigenze della ragione e del cuore. Proprio perché assolutamente gratuita (sovrannaturale) e non dovuta, questa Presenza ti fa sentire tutto tranne che “migliore” di altri. Proprio perché nella sua essenza più profonda è un'attrattiva misericordiosa, tutto può essere tranne che imposta. Conseguenze umane, anche psicologiche, che costituiscono il più efficace antidoto contro la pretesa integralista.Per restare all'esempio attualissimo dell'Islam. I cristianisti irridono e giudicano dei traditori quei cattolici come Andreotti che, sulle orme del Concilio Vaticano II, si sforzano di tenere una trama di rapporti e amicizia con i paesi musulmani.

Ai cristianisti infatti interessa la presunta purezza della loro ideologia cattolica, non la vita concreta dei singoli cristiani. Ignorano quanti sacerdoti siano stati “salvati” in situazioni difficili e senza pubblici proclami proprio grazie a quella trama di rapporti. Per non parlare dell'evoluzione di regimi considerati in passato “terroristi” come la Libia e l'Iran. Evoluzione resa possibile proprio grazie a una diplomazia paziente e ispirata a un sano realismo cattolico. Se fossero i cristianisti a guidare Chiesa e nazione, ci sarebbe da tremare. Per tanta irresponsabilità pari solo a tanta presunzione.

(*) vaticanista Tg2


L'articolo del 2004 pubblicato su Vita:

CHI È IL CRISTIANO E CHI È IL CRISTIANISTA
22 novembre 2004
Lucio Brunelli

A proposito dei giudizi di un grande storico, Remi Brague.

Il filosofo francese Remi Brague ha coniato un geniale neologismo: cristianisti. Se i cristiani sono coloro che semplicemente credono in Cristo, i “cristianisti” sono quelli che esaltano e difendono il cristianesimo. Inteso come una cultura, una civiltà, un'ideologia. Si può essere cristianisti come in passato si è stati fascisti o comunisti. Un'idea forte e una militanza agguerrita. Al limite si può essere cristianisti senza avere la fede, ovvero senza aver mai sperimentato la tenerezza di Cristo. Dopo l'11 settembre c'è stata una germinazione massiccia di cristianisti. Sia in versione cattolica sia in versione laica. La civiltà occidentale, dicono, è aggredita da un islam bellicoso. Occorre rispondere a questa minaccia da un lato con la forza militare e dall'altro innalzando il vessillo di una forte identità culturale. Nichilismo e relativismo potevano forse essere tollerati in tempi di pace. In tempi di guerra no, ci vuole un credo più robusto e valori morali meno fluttuanti: il grande albero della civiltà occidentale, se non vuol essere spazzato via dalla marea islamista, deve ritrovare più salde radici. Ha commentato Remi Brague in un'intervista al mensile 30Giorni: «Per questa gente la Chiesa deve “difendere certi valori” e non transigere sulle regole morali. Loro vogliono un'organizzazione con una linea ferma, con un “numero uno” ben stabilito. Alla fine, mi chiedo se non sognino una Chiesa fatta con lo stampo del Partito comunista sovietico».

Ora, non si tratta di demonizzare i cristianisti. Che intellettuali laici abbandonino i pregiudizi e scoprano un nuovo interesse verso la cultura cristiana è un fenomeno in sé positivo. Così le singole prese di posizione restano comunque materia di libera e laica discussione. Quel che conta è che non si smarrisca mai la distinzione fra cristianisti e cristiani. Che i primi non assorbano i secondi. O più correttamente: che i secondi non si lascino assorbire dai primi. Le conseguenze sarebbero disastrose per la Chiesa. I cristianisti sono intellettuali. A loro interessano alcune “idee” del cristianesimo. A loro potrebbe stare bene, per assurdo, un mondo in cui i governi mettano al bando i bambini in provetta e le unioni gay, anche se nessuno più pregasse, si confessasse e si affezionasse a Cristo. I cristiani sono interessati alla salvezza dell'anima (ovvero alla felicità vera), loro e di ogni uomo. Non sono “contro” nessuno, nemmeno contro i cristianisti. Sopportano con pazienza le persecuzioni, ma non possono accettare di avere altri maestri all'infuori del Maestro.

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(11.3.09)