(non e' proprio una di quelle lettere che si leggono su Tracce...)
Lavorare in un ambiente infestato da anticlericali militanti è davvero faticoso. Il mio “apostolato” non può consistere in altro che nell'ironia e nel sarcasmo. Quando uno di loro pomposamente entrò affermando che tutto è relativo, subito soggiunsi: “se tutto è relativo, allora potresti votare anche per il Berlusca...” Seguì un cumulo di imprecazioni da parte sua, e da allora nessuno di loro ha mai più detto che “tutto è relativo”.
Al termine di un lavoretto difficile, uno esclama: “Grazie a Dio abbiamo finito”. Immediatamente controbatto: “come fai a ringraziare Uno che dici che non esiste?” Lui accusa il colpo e risponde velenosamente: “si fa per dire, si fa per dire!” Ed io non perdo tempo: “a te che sei ateo certe cose non dovrebbero scappare! non sarà mica che cominci pure ad andare in chiesa?” Lui cerca una sconfitta almeno onorevole: “Ma io non ho mai detto che non ci credo”. Mi giro verso gli altri colleghi, scalpitando: “Miracolo! Miracolo! Si è convertito! ora andrà a Messa la domenica e firmerà perfino l'ottopermille!” mentre il malcapitato tenta di discolparsi: “no, no...”
Ieri sera uno dei colleghi mi dice: “non uccido nessuno, sono cattolico, ogni tanto vado pure a Messa, ma tanto sto già in pace con me stesso, non rubo a nessuno, anzi, pago pure le tasse...” Gli rispondo: “e da quando in qua il cristianesimo è una serie di cose da fare? una serie di regole da osservare quando se ne ha voglia?”. Intervengono gli altri, infuriati, a pontificare: “ma non puoi dire questo! Avete i comandamenti, e poi quello che ordina la Chiesa, e poi non si può nemmeno fare sesso!”
Rilancio e rincaro la dose: “attenzione, non solo non puoi fare sesso, ma non puoi neppure desiderare la donna d'altri!” Scoppia il putiferio: “la Chiesa condanna anche le cose più naturali! va a finire che non puoi più vivere! non puoi fare niente! il tutto con la minaccia dell'inferno! c'è gente che non ha mai rubato a nessuno, mai ucciso nessuno, e poi giacché non va a Messa allora finisce all'inferno?!” Rispondo telegraficamente: “sì”, scatenando un clamore fatto di stracciamento di vesti (per lo sdegno) e di urla di giubilo (perché sentivano confermati i loro slogan).
A questo punto parto al contrattacco: “e secondo te io sarei così cretino da voler essere cattolico nonostante ciò comporti tutte quelle regole? mi servono forse delle regole per vivere felice?”
Il più furioso accetta la sfida e ribatte: “ma allora se il cristianesimo non consiste nelle regole, che cos'è?”
Lo guardo in faccia, un attimo di silenzio per alzare il livello di suspence, e gli dico tutto d'un fiato: “il cristianesimo è conoscere Cristo, amare Cristo; tutto il resto, tutte le regole, sono conseguenza di quello. Capisci? Risultato! Conseguenza!”
Colpito, comincia ad arretrare: “ma io, a me a che mi serve? e se poi l'inferno non esiste?” Gli rispondo: “guarda che serve per essere felici; Gesù ha detto chi mi segue avrà la vita eterna e il centuplo quaggiù, quindi oltre alla vita eterna (che magari può non interessarti) hai anche il centuplo quaggiù, già da questa vita, già da adesso, e quindi ti conviene anche se per assurdo l'inferno non esistesse” (non ho avuto tempo e modo di spiegargli “centuplo”, magari alle sue orecchie sarà suonata come una di quelle parole straniere mai sentite prima di cui non capisci il significato ma che ti affascinano).
Mi dice: “ma io ho già vissuto il cristianesimo e non fa per me...” Incalzo: “guarda, il cristianesimo che hai visto tu è roba per derelitti e imbecilli; il cristianesimo vero è una cosa per uomini... anzi, il cat-to-li-ce-si-mo, è una cosa per uomini con i controcoglioni!”
È rimasto in silenzio, colpito in pieno. Probabilmente in vita sua non aveva mai sentito dire una cosa del genere.
Da tempo ha accuratamente evitato di rientrare in argomento: ora sa che il cristianesimo non è la parodia descritta dai suoi slogan e non è neppure la parodia che se ne vede in tante parrocchie. Deve solo trovare il coraggio di domandare.
Lo aspetto al varco. Non ho alcuna fretta di invitarlo alla scuola di comunità (per di più scalcagnata come la nostra) o alla Messa del movimento. Penso piuttosto che gli ci vorrebbe una bella terapia d'urto, una Messa tridentina, in terza, in una bella chiesa medievale.
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