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(24.06.10)

 Del problema della conoscenza, dei creduloni e dei complottisti

Da bambino ho creduto anch'io a Babbo Natale e alla Befana.

Una volta ne ebbi addirittura una “prova” scientifica: la sera del 24 dicembre uscimmo tutti per andare alla Messa della mezzanotte e quando rientrammo in casa trovammo i regali accanto al presepe e all'albero di Natale.

Forse ebbi per una frazione di secondo il sospetto che a metterli potesse essere stata mia madre un attimo prima di uscire... Ma l'emozione di quella vista bastò a cancellare quel sospetto, se davvero ci fu.

L'anno successivo ero un pochino meno ingenuo (perché madre natura, dopotutto, fa il suo corso).

La sera del 5 gennaio mi attardavo a giocare al balcone e mia madre mi intimò di rientrare. Incurante dell'ordine perentorio, restai lì. Mia madre tagliò corto: se non rientri, la Befana ti vede e non ti porta il regalo perché sei un bimbo cattivo che disobbedisce alla mamma.

Il mio sospetto che la Befana non esistesse era già abbastanza consistente: con tanti razzi, missili, aerei, astronavi, è mai possibile che la Befana vada in giro a cavallo di una scopa? E i motori dove stanno? e i comandi dove sono? e le lancette degli indicatori e il radar, dove sono?

Pur avendo addolcito la minaccia con una spiegazione razionale, teologica (chi fa il male non può pretendere di meritare il paradiso), quel ricatto fu come un cerino acceso lasciato cadere su una pozza di benzina.

Rientrai subito in casa, ma con la certezza definitiva che la Befana fosse una truffa. Una vecchiaccia laida, a cavallo di una scopa, avrebbe negato il regalo ad un bambino solo perché per un attimo lo ha visto prender freddo sul balcone la sera del 5 gennaio?

E tutte le mie marachelle (numerose) commesse nei 364 giorni precedenti non erano state conteggiate per nulla? E tutte le mie buone azioni nello stesso periodo (rare, ma c'erano) venivano annullate da un peccatuccio quasi veniale?

Non poteva ragionevolmente esistere una Befana così crudele e così facilmente ingannabile: i bambini cattivi si sarebbero mostrati ipocritamente buoni per la sola sera indispensabile al ricevimento del regalo, e i bambini veramente buoni avrebbero rischiato di perderlo a causa di un attimo di distrazione nella Serata Mondiale dell'Ipocrisia.

Se la Befana non esiste, tanto meno può esistere Babbo Natale che, senza vederti, sa se durante l'anno sei stato un bimbo buono o cattivo.

Insomma, ero ingenuo ma non ero tonto e, seppur momentaneamente sprovvisto di argomenti ancor più consistenti, avevo dedotto la verità ragionando sull'esperienza.

Nel rientrare in casa con la certezza dell'inesistenza della Befana, fui lambito per un attimo dal sospetto che tutto ciò che mi dicessero i miei fosse falso. Ricordai però una recente disobbedienza che mi era costata un innegabile raffreddore. Pertanto conclusi che non era ragionevole dubitare di tutto ciò che i miei mi dicessero.

Stando nella mia cameretta mi sforzavo inutilmente di essere almeno disposto a credere alla Befana solo per non rinunciare al regalo: fino al ricevimento del regalo sarei stato un “credente nella Befana ma non praticante”.

La mattina del 6 gennaio trovai regolarmente il regalo e subito dissi a mia madre: “ce l'hai messo tu!” Lei negò, sorridendo, dicendomi che era stata la Befana, ma da quel sorriso e da quell'espressione capivo che erano solo parole di circostanza. Per l'emozione del regalo lasciai cadere il discorso.

Nei giorni successivi, dapprima timidamente, e poi con maggior convinzione, tentai di spiegare ai compagni di scuola che la Befana e Babbo Natale non esistono, che la dimostrazione ce l'avevano sotto il naso, che bastava ragionare un pochino per capire tutto.

Le reazioni furono istantanee. E scomposte. Guai a toccare uno dei Sacri Dogmi! Abbiamo avuto i nostri giocattoli, chi sei tu per negare che ce li hanno portati la Befana e Babbo Natale? Ma come ti permetti di voler filosofeggiare sull'esistenza dei nostri due migliori benefattori? Complottista! Negazionista!

La discussione fu così accesa che intervenne la maestra per... confermare che Babbo Natale e la Befana esistono davvero! Mentre io guardavo basito la faccia di bronzo della maestra che mentiva sapendo di mentire, i miei compagni gradassi mi guardavano con spavalderia e soddisfazione: ne sai più tu che la maestra? Ciarlatano! Visionario! Eccentrico!

Più tardi uno di loro mi si avvicinò con circospezione per consolarmi: dai, anch'io lo so che Babbo Natale e la Befana in realtà sono il babbo e la mamma, però non si può dire! Tutti parlano di Babbo Natale e della Befana, anche in TV, e perciò se qualcuno dubita allora è ovvio che tutti gli diano addosso. Naturalmente ti prego di non dire agli altri che neppure io ci credo, altrimenti daranno del complottista anche a me e verremo emarginati, insultati e minacciati ancora di più. Per un caso isolato ci sono risate e insulti, ma due o più persone non allineate al Dogma Televisivo sono considerate un pericolo gravissimo e incombente.

Mi ci volle parecchio prima di realizzare che certe verità, perfino tra le più evidenti, non si possono annunciare in pubblico, mal disposto a lasciare da parte le comode idee che ha appreso dalla TV.

Mi rendo conto che un'affermazione del genere può apparire una sorta di preambolo a un discorsetto di sapore gnostico (per esempio per qualche cosiddetta “teoria del complotto”). Ma basta guardarsi un attimo indietro per scoprire come tanti leggendari personaggi ed eventi, a distanza di qualche anno, si siano poi rivelati il contrario di ciò che erano stati descritti dai media a loro contemporanei. Come ad esempio “il compagno Giuseppe Stalin, padre di tutti i lavoratori”, così citato talvolta perfino in ambienti cattolici. Dunque il preambolo esatto è: non dovremmo aver paura di scoprire che la realtà non è esattamente quella che la TV ci illustra.

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(19.2.09)