profile (e presentazione)

 mail: ucciellino@gmail.com

 feed: atom RSS

 visite: 







Cambiato indirizzo: www.ucciellino.blogspot.com

Il nuovo indirizzo di questo blog è www.ucciellino.blogspot.com

Attenzione: Blogspot ha cambiato l'indirizzo (link) di ognuna delle pagine di questo blog, per cui i link che avete creato fino a tutto il 2009 quasi certamente non funzioneranno.

(24.06.10)

 Matricole

Ed eccole lì, le matricole. Le riconosci subito.

Fino a ieri erano ragazzine a scuola, oggi sono Matricole Universitarie.

Fino a ieri dovevano andare a scuola tutti i santi giorni, da oggi possono andare in Facoltà e all'Ateneo quando loro pare e piace (dopotutto si chiama Facoltà perché lì tutto è Facoltativo, no?)

Fino a ieri avevano bisogno del diario, dei quaderni, dei libri, del libretto delle giustificazioni; fino a ieri dovevano chiedere il permesso per andare alla toilette, dovevano sperare che nessun prof interrogasse a sorpresa, dovevano studiare ogni giorno la deprecabile “lezione del giorno” e riempire quaderni di noiosissime balordaggini... Oggi invece sono Studentesse Universitarie, che gestiscono da sole tempo libero, corsi, tempo libero, lezioni, tempo libero, studio, tempo libero, piani di studio, tempo libero, giornate libere, tempo libero...

Ed eccole lì, che confondono l'università - fatica nello studio, costanza nei sacrifici, piccole e grandi umiliazioni - con il Luogo Sociale dove effettuare le loro quotidiane sfilate di moda, conversare con le amiche delle futilità del momento, saltare ore di lezione per passare ore al cellulare. Tanto i denari in tasca non mancheranno mai: babbo! sono una Studentessa Universitaria! Non è mica come la scuola, sai! Perciò ho bisogno di rilassarmi e divertirmi un po' più spesso e con una paghetta settimanale adeguata al mio nuovo, rispettabile, prestigioso, intoccabile status sociale!

Se queste son le donne - che almeno di tanto in tanto hanno il loro momento coscienzioso e studiacchiano e seguono magari per intero i corsi - figurarsi gli uomini.

Uomini, che gran parola. A scuola erano tutti ribelli, ognuno a modo suo. Gli adolescenti sono terribilmente prevedibili: pensano tutti che per essere adulti occorra ribellarsi agli adulti.

Poi tali Uomini giungono all'università e la loro ribellione si istituzionalizza. Finalmente, da Studenti Universitari, gestiscono da soli il loro tempo libero, che è il tempo che separa una giornata libera da un'altra giornata libera.

Conosco gente che ha frequentato l'università quando si poteva entrare solo se con giacca e cravatta e c'era da studiare sodo anche di notte. Gli svaccati di oggi arrivano all'università senza conoscere la lingua italiana, ma velocissimi nel digitare SMS, esperti del commento estemporaneo su Facebook, informatissimi sull'ultima puntata del tale programma televisivo, campioni nel farsi omologare dalle mode trash del momento, immancabili al Sacro Dovere Religioso dell'Obbligo Assoluto di Divertirsi il Sabato Sera (ed anche durante tutto il resto della settimana).

Incredibile, spesso riescono perfino a conseguire una laurea. Ma stranamente, una volta laureati, sembrano ancora gli stessi ignoranti di sempre. Incapaci di azzeccare un congiuntivo (e noi che ridevamo di Fantozzi e Filini), incapaci di studiare per apprendere (e capaci a stento di imparacchiare qualche nozione a memoria con la cadenza e i tic del professore del momento), incapaci di appassionarsi a ciò che studiano - vanno a giurisprudenza perché era bella la scena di quel processo in quel film, vanno a informatica perché si sentono bravi coi videogiochi, vanno a biologia perché hanno saputo che il primo esame si supera senza studiare, vanno a matematica perché sanno che è pieno di ragazze, vanno a scienze commerciali perché si sentono già manager di multinazionali, vanno a ingegneria perché sanno cambiare da soli la SIM nel telefonino e perfino riprogrammare il videoregistratore.

Riescono a laurearsi perché nessun professore può bocciare contemporaneamente tutti gli studenti del corso senza essere licenziato. Per cui se ieri occorreva conoscere mille per essere promossi, e oggi non c'è nessuno capace di apprendere più di quaranta, la sufficienza viene fissata a dieci. E dai, studentello della malora, sputa fuori almeno una formuletta decente, dai, ti promuovo, basta che ti togli dai piedi. E su, signorina, sputa fuori una citazione, dammi almeno una data e un titolo, pensi forse che le tue parti del corpo così bene in vista siano la materia d'esame da mostrare?

Eccolo, l'esercito di studenti italiani ignoranti e arroganti, e non si dica che la colpa è dei professori - che tra tutte le colpe che possono avere, certamente non c'è quella del trovarsi davanti a degli “studenti” tali sulle carte dell'iscrizione, ma grandemente incapaci non dico di appassionarsi, ma almeno di studiare.

C'erano i tempi in cui a diciotto anni, con un diploma, si trovava un lavoro non manuale (e il lavoro manuale era detestato solo dai pargoli sciccosi dell'aristocrazia) e ci si sposava pure; tempi in cui con la laurea si accedeva alle professioni più delicate, già dal giorno successivo alla discussione della tesi.

Laurearsi, oggi, a che serve? La domanda è lecita, perché il titolo di studio è notoriamente insufficiente a trovar lavoro. Master, specializzazioni, praticantato: è richiesta “esperienza” dovunque, perfino il garzone del bar è richiesto con curriculum ed “esperienza”, figurarsi un ingegnere elettronico espertissimo delle formazioni del Milan e della Roma ma incapace di distinguere un condensatore da una resistenza. Stendiamo un pietoso velo sugli accessi agli albi professionali, l'ingresso nei concorsi, il precariato, le caste professionali in cui si può solo essere cooptati per parentela o pesantissima raccomandazione...

Ed eccole lì, le matricole, abbigliate come in un ipotetico racconto-trash Piccole Bagasce Crescono, tutte sorridenti e sicure di sé, avviarsi a passo sicuro e sguardo ammiccante verso la segreteria della Facoltà, nella sede dell'Ateneo, le nostre care Studentesse Universitarie, che già pregustano le storiette d'amore, già pianificano su chi lanciare la rete, pensando di trovare qualche Studente Universitario ricco, bello, full optional, che aspetta solo di innamorarsi, e magari pure con media alta e potere magico per far apparire la cultura là dove non c'è.

Ed eccoli lì, gli Uomini Adulti, abbigliati come idioti, impermeabili al sapere (che non sia quello calcistico e quello pornografico), dirigersi verso la sede della Facoltà, alla segreteria dell'Ateneo, dove farsi certificare come Studenti Universitari, cioè Uomini Adulti dotati di Prestigioso Status Sociale col quale contano di sedurre e abbandonare quante più possibili.

Non è una serie di problemi: è un solo unico problema. Manca un'educazione “di popolo”, perché prima è stata sostituita l'educazione con l'istruzione, e poi l'istruzione con l'approssimazione. Educare non è riempire un secchio, ma è accendere un fuoco. Ma ormai questo non lo sa più nessuno e -quel ch'è peggio- chi lo sa viene deriso e perseguitato.

Etichette:

(21.9.09)