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(24.06.10)

 Una giornata al Meeting mi ha costretto a cambiare radicalmente idea

Su Il Tempo del 2 settembre 2009, Roberto Arditti - che aveva sempre visto Cl come «una specie di mostro» - commenta una giornata passata al Meeting. Evidenzio qualche passaggio:

Una giornata trascorsa a Rimini mi ha costretto a cambiare radicalmente idea, di fronte ad un movimento «di base» ricco di forza e vitalità. Ho visto un’Italia bella e allegra, fatta di ragazze e ragazzi dalla faccia pulita, seria e curiosa.

Ho visto un movimento forte e serio, fatto di gente che crede in quello che fa e che lavora per fare qualcosa di utile per la collettività. Ho ascoltato le loro voci, scrutato i loro occhi nella sala della conferenza. Dico la verità: ne sono rimasto impressionato, positivamente impressionato.

Sono tornato con la mente alle mie battaglie universitarie, cercando con la memoria il senso delle nostre posizioni. Certo, la laicità della politica è un grande valore, la concorrenza aiuta (se regolata) la diffusione del benessere, la libertà dell’individuo è bene primario e prioritario. Però mi chiedo: il mondo laico di fine XX secolo cosa ha lasciato ai più giovani? Quale forza «utile» abbiamo saputo costruire?

Non trovo risposte convincenti a queste domande, mentre invece i ragazzi del Meeting sono liberi e forti (senza mitizzarli, per carità). Liberi di essere lì e non a sballarsi in discoteca, forti di un senso di comunità palpabile nell’aria.

Alle undici della sera torno al parcheggio per riprendere l’automobile. C’è una ragazza, seduta da sola su una piccola seggiola di plastica. Mi saluta sorridente e mi accompagna alla macchina. È addetta (volontaria) al parcheggio, capirai che privilegio. Sta lì, con la sua maglietta del Meeting, contenta di quello che fa. E sorride a una persona che incontra per pochi secondi.

La sera precedente ero a cena al Billionaire. Nessuno sorrideva come quella ragazza al parcheggio.
Vorrei commentare solo quest'ultima affermazione.

Come in matematica, a volte basta un solo “controesempio” per smontare grosse e radicate asserzioni.

Al “Billionaire” (sono fiero di essere tuttora completamente ignorante su cosa sia), i sorrisi erano prefabbricati. Come del resto in qualsiasi altro cosiddetto luoghi di divertimento, la felicità è un banale insieme di attività e di apparenze.

Dopotutto, divertimento non significa felicità; l'essere lieti non è riducibile all'allegria, perché si può essere lieti anche nel dolore e nella fatica, e si può essere felici anche senza rincorrere i divertimenti.

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(13.9.09)