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(24.06.10)

 Di quella volta che clandestinamente in parrocchia regalai una copia di Tracce

Un episodio di samizdat, cioè stampa clandestina.

Una copia di Tracce costa solo tre euro. Ma sono tirchio, ne regalo una copia solo quando sono sicuro che finisce nelle mani di chi la desidera e la leggerà con attenzione.

Quella volta c'era il giovane vice-parroco, un prete di quelli moderni, quello che con le persone “ci dialoga”: cioè quello che non sa rispondere agli interrogativi più essenziali; anche lui, al pari del suo superiore, anti-ciellino purosangue.

La Dolce Euchessina, cioè una delle più autoimpegnate della parrocchia (1) aveva portato una sua amica alla consueta Riunione dei Giovani. Sorprendentemente l'amica in questione era una ragazza intelligente, con domande serie, domande drammatiche. Alle quali né il vice-parroco né gli altri notabili della corte parrocchiale avevano risposte che andassero al di là dei paroloni di circostanza.

Non c'è niente di più osceno del sentire stupide risposte alle grandi domande della vita. Così, per sopperire all'asfissiante predica “pastorale” del vice-parroco, pensai bene di sacrificare la mia copia di Tracce che portavo nel sottofondo nascosto della mia borsa (sapete com'è: non si sa mai... se ci scappa una perquisizione e vieni beccato in possesso di quel materiale proibito, come minimo ti processano per direttissima perché vuoi imporre le tue idee alla parrocchia, che invece è di tutti).

Purtroppo l'occhiuta vigilanza del clero e dei suoi emissari mi impediva ogni movimento, ma recitai rapidamente una giaculatoria domandando una buona occasione e poco dopo il termine la Riunione dei Giovani ebbi l'agognato momento propizio: la Dolce Euchessina, tutta presa dalle tante faccende della parrocchia, aveva già piantato in asso la sua amica (sul cui volto si leggeva il convinto e irrevocabile desiderio di non partecipare mai più ad una Riunione dei Giovani), cosicché potei fermarla per i pochi secondi sufficienti a regalarle quel numero di Tracce dicendole che c'era un articolo che rispondeva proprio alla domanda che aveva fatto.

Mi ringraziò, la mise nella borsa e da quel momento sparì per sempre dalla parrocchia. Supplemento di giaculatorie e preghiere per domandare che sì, che apra quella benedetta rivista, che la sfogli, che veda con i suoi occhi che il mondo non è solo quella cagata di Famiglia Cristiana e Vita Pastorale.

Pochi giorni dopo ci fu il pandemonio.

Non so esattamente cosa accadde: so solo che fui decurtato di tutti i miseri privilegi che avevo lucrato fino a quel momento (come la possibilità di intervenire sporadicamente durante la Riunione dei Giovani), la Dolce Euchessina mi guardò col sorrisino da boia, il viceparroco mi marcò a vista come durante una finalissima dei mondiali e il parroco non mi affidò mai più mansioni parrocchiali senza affibbiarmi un commissario ecclesiale (equivalente del commissario politico dell'Unione Sovietica).

Evidentemente l'amica della Dolce Euchessina, richiesta di un parere sulla “bellissima” Riunione dei Giovani, avrà esternato tra le tante invettive anche un complimento alla rivista Tracce, per cui saranno stati presi tutti i provvedimenti del caso per evitare che la parrocchia censisse già una seconda persona che non detesta Comunione e Liberazione.

Non ho mai più ricevuto notizie di lei e a tutt'oggi nella Mega-Parrocchia (equivalente della fantozziana Mega-Ditta) resto ancora l'unico (uc)ciellino, come una particella di sodio della vecchia pubblicità (no, non come il bambino buono qui sotto).



(1) Se sapesse che la identifico con quelle due parole, prima tenterebbe di suonarmele di santa ragione (per “Euchessina”) e poi in lacrime di gioia mi implorerebbe di sposarla (perché sono forse il primo uomo che in vita sua la qualifica come “Dolce”, seppur “Dolce Euchessina” che regola dolcemente l'intestino).

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(8.9.09)