“Scandalo”: cosa significa? Invento un esempio. Immagina un presidente della Lega Internazionale Antidroga (nome di fantasia) che viene colto in flagrante mentre si spara una dose di eroina insieme al vicepresidente. “Scandaloso”. Termine adatto, perché se avvenisse una cosa così ci sdegneremmo tutti.
Immagina invece il presidente dell'Unione Internazionale Scacchisti (nome di fantasia) che viene colto in flagrante a giocare a calcio con i suoi amici. Ignaro della presenza di giornalisti e telecamere, afferma senza ritegno: “mi diverto di più così”. Il quotidiano Scacco Matto urla in prima pagina: “scandalo”. Ma si scandalizzeranno solo i diretti interessati (e certo meno furiosamente del precedente esempio).
Apri poi la rivista patinata e ci trovi altre cose definite come “scandalo”. Esempio: un'attricetta che per combattere l'inquinamento si fa fotografare “senza veli” (evento inaudito, vero?) In quel caso l'aggettivo “scandalosa” è utilizzato con compiacimento, come se fosse il pepe nella minestra. Ma chi provasse a scandalizzarsi attirerebbe a sé l'accusa di essere un bigotto.
La grammatica italiana è uno strumento. Come ogni strumento - come le pistole - si può utilizzare male.
Nel primo caso il termine “scandalo” è utilizzato correttamente. Lo “scandalo” non è una cosa da poco, non è il tossire di una formica.
Nel secondo caso il termine è ancora utilizzato correttamente. Sensi figurati, metafore, eufemismi... la nostra lingua permette una varietà di modi di esprimersi utilizzando la stessa parola.
Nel terzo caso non è più lingua italiana ma neolingua orwelliana: il termine è utilizzato con malizia.
“Scandalo” e “trasgressione”, nella neolingua oggi in vigore, significano massificazione e omologazione e banale sessificazione.
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