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(24.06.10)

 L'impostura

Un romanzo minore, apparentemente poco conosciuto, di Georges Bernanos: L'impostura, pubblicato nel 1927.

Il maggior pregio del libro: far notare che quando si perde la fede, la vita morale diventa un elenco di regole e la liturgia diventa un cerimoniale.

Quella lettura mi colpì davvero molto. Ero giovanissimo, mi aspettavo romanzetti zuccherosi col prevedibile lieto fine. Ne cavai invece una dura lezione sulla vita di fede.

Per parecchio tempo rifiutai di riconoscere fondamenti a quella ipotesi, anche dopo molte capocciate sulla durissima realtà. Continuai a pensare che sacerdoti, suore e consacrati in generale fossero dei privilegiati con la porta del Paradiso già metà aperta.

Pensavo ingenuamente che se uno ha fede, può commettere qualche errore nei momentacci in cui tutto gli va storto, può dire qualche stupidaggine dovuta al non aver ben digerito il terzo piatto di agnolotti... ma mi rifiutavo di ammettere l'esistenza di sacerdoti ai quali il baciare la mano mi sarebbe stato un fastidio piuttosto che un onore.

Mi ostinavo insomma a non voler ricordare che tra i Dodici c'era anche Giuda Iscariota.

La riduzione della liturgia a cerimonialismo ha come primo effetto ciò che taluni ecclesiastici di oggi chiamano “ingessatura”, che Bernanos aveva previsto e descritto in questo romanzo decenni prima che avvenisse.

La liturgia non è un cerimoniale. Ma cinquant'anni fa moltissimi cominciarono a pensarlo e accettarono ad occhi chiusi e con esagerato entusiasmo la più sciagurata riforma liturgica della storia della Chiesa.

In quella riforma, di fatto, non solo si spazzava via la lingua universale della Chiesa (il latino), non solo si concedevano ampi margini ai fantasisti della celebrazione (a cominciare dall'altare coram populo), ma l'impianto generale sembrava un menu preconfezionato. Per dirla in una sola parola: si ha legittimamente la netta impressione che per rimediare alla presunta ingessatura della liturgia, la si trasformò in un cerimoniale “ingessabile” a piacere.

Lo può notare chiunque abbia mai provato una sensazione di disagio durante la celebrazione della messa.

Tre possibili risposte diverse che l'assemblea dei fedeli può dare dopo che il celebrante ha detto “mistero della fede”: naturalmente tutti conoscono solo la prima.

Quattro possibili preghiere eucaristiche: naturalmente si usa sempre la seconda (è la più corta).

È tardi, devo chiudere qui, proseguirò stasera.

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(5.7.09)