Una visitatrice di passaggio giunge sul mio blog cercando la frase mi sento ignorata da Dio.
Una volta queste parole le andavano a dire al parroco. Oppure, se non si fidavano del parroco, andavano dall'amica suora. O almeno da qualche persona che sapevano essere di grande fede (nei momenti drammatici, a chi puoi chiedere consiglio?)
Oggi si chiede consiglio a... Google.
23 giugno, ore 18:15: san Google, aiutami tu: “mi sento ignorata da Dio”. Risposta: eccoti il blog ucciellino... Solo che Google non è santo e facilmente sbaglia pagina: invece di fornire qualche pagina decente finisce per fornire qualche pagina di lamentela.
Mancando una compagnia vera (una compagnia vera, non una compagnoneria o una complicità o una simbiosi unione di due comodi), sembra mancar tutto. Ci si sente “ignorati da Dio” (e come farebbe mai Dio ad ignorare, visto che Dio è l'essere perfettissimo, fonte di ogni santità e virtù tra cui il ricordarsi di noi poveracci?)
Al posto di Google avrei tentato una risposta cruda: ah, sì? Ma non avevi cominciato tu, ad ignorare Dio? Solo che il termine “Dio” mi sembra troppo generico. Cos'è “Dio” per te? Puoi gentilmente qualificare “Dio” e i motivi per cui avrebbe deciso di ignorarti? Cosa avverrebbe se Lui non ti ignorasse?
Dopo un po' di ragionamenti verrebbe fuori che la chiave di volta è quel “sento”. Una sensazione. Un percepire la propria solitudine. Come diceva don Carrón, “o Dio, meno male che certe volte mi manchi! altrimenti mi dimenticherei di Te!” (come al solito tutte le cose più intelligenti che so citare vengono dal movimento).
Solitudine. Dunque non è alla ricerca di una spiegazione - anche se una buona spiegazione potrebbe aiutare un pochino; ma tutta la spiegazione che serve è già data, è già tutta nell'insegnamento della Chiesa (peccato che oggi non siano troppi ad esservi onestamente fedeli).
Non una spiegazione ma una compagnia. Non una risposta da Google o da catalogo Postal Market, ma una compagnia vera. Ci si può sentire soli e “ignorati da Dio” anche allo stadio (attorniati da centomila persone che la pensano come te). Ci si può sentire soli e “ignorati da Dio” anche se si è “felicemente” fidanzati o sposati. La compagnia vera è qualcosa di più grande. Non si costruisce, ma si riconosce, si incontra.
E se non c'è ancora, l'unica possibilità è domandarla (attraverso la preghiera). Domandare una compagnia vera, una “compagnia guidata al destino”.
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