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(24.06.10)

 Sono il signor Wolf; mi manda la Provvidenza

In alcuni momenti della mia vita ho avuto la netta sensazione di essere stato scelto come strumento della Provvidenza per qualche determinata persona o gruppo di persone. Si tratta spesso di quei momenti in cui vien da pensare: proprio io? proprio qui? proprio adesso? (in vita mia mi è assai più spesso accaduto di trasformarmi da persona giusta al momento giusto in persona sbagliata al momento sbagliato; per grazia di Dio non sono troppo propenso a scandalizzarmi di me stesso).

Talvolta, nell'essere strumento (più o meno involontario) della Provvidenza, mi sembra di sentire l'interlocutore mugugnare tra sé e sé: “oh, Signore! Proprio uno sporco ciellino dovevi mandarmi? per di più uno sporco ciellino interista!” (mi piacerebbe rispondere: “ehi, tre quarti dei ciellini sono interisti”, ma forse è un eccesso di ottimismo. E poi io sono un interista non praticante).

In qualche caso ho avuto perfino modo di fare il... Blues Brothers, divertendomi nel dire “sono in missione per conto della Divina Provvidenza”, con qualche soluzione a qualche problema. Come per tante cose della mia vita, anche quell'espressione l'ho mutuata da un grande amico. Una volta, quando meno me lo aspettavo, mi portò la soluzione ad un mio brutto problema: inforcò gli occhiali da sole e recitò: “sono il signor Wolf; mi manda la Provvidenza”. Solo tempo dopo vidi quell'altro film, quello in cui c'è la scena di uno che bussa alla porta e quando gli viene aperto si presenta dicendo: “sono il signor Wolf; risolvo problemi”.

Provar gratitudine per una soluzione inaspettata ad un problema disperato è la cosa più naturale del mondo. Ma prolungare quella gratitudine oltre quei pochi secondi è un atto quasi eroico.

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(30.3.09)