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(24.06.10)

 Cinque minuti di ricreazione

Un blogger brianzolo, per antipatie politiche locali, vomita fuoco e fiamme contro Comunione e Liberazione (sì, è uno sport da sempre in voga).

Un professore gli risponde con un pizzico di ironia, facendogli rimediare una figuraccia veramente colossale.

L'aspetto comico della questione è che il blogger in questione decide di pubblicare tale lettera tentando maldestramente di controbattere, senza riuscire in altro intento che di pronunciare le solite menate preconfezionate del buon vecchio Prontuario Anticiellino (roba come “intransigenti... fanatismo... Voltaire...”).

Dato che la lettera è del 2004, manca ancora della ciliegina sulla torta - e cioè il cardinal Ratzinger, pochi mesi prima di diventare Papa, che accorre al Duomo di Milano per celebrare la Messa esequiale per don Giussani, e tenere l'omelia al posto di Tettamanzi...

Ogni tanto me la rileggo, per farmi tornare il buonumore. Eccola qui sotto.

COMUNIONE... E

Eh sì, niente di più vero: “mala tempora currunt”. Sono cattivi i tempi in cui basta lanciare nell'etere o nel web qualche fregnaccia imbevuta di alcune citazioni pseudocolte per essere convinti di aver liquidato una questione. “Mala sunt tempora” in cui non si rispetta più l'ovvia regola del “sapere prima di parlare”. D'altra parte, da un sito che nella sua homepage dichiara, citando Cioran, che “non si scrive perché si ha qualcosa da dire ma perché si ha voglia di dire qualcosa”, che cosa ci si dovrebbe aspettare? Parole scritte solo perché si ha voglia di scrivere e non per tradurre in concetti dati, fatti, pezzi di realtà.

By the way, se Odo da Bietigheim fosse convinto di quello che scrive nel sito www.macchianera.it sotto il titolo “Comunione e disgregazione”, non dovrebbe limitare i suoi scoop ad un sito che non ha la dovuta notorietà per il grande pubblico. Dovrebbe contattare, che so, l'“Espresso”, “Repubblica”, o forse anche l'“Osservatore Romano”. Lo scoop è meritevole di maggiore attenzione mediatica. Proprio nei giorni in cui 45.000 ciellini si ritrovano a Loreto per celebrare i 50 anni di CL, la stampa non potrebbe negare il dovuto spazio alle scoperte del novello Torquemada della Brianza: CL è “in odore di eresia”. Anzi, propugnando il modernismo, e cioè “la sintesi di tutte le eresie”, sarà il caso che si preparino dei sacri roghi per fare piazza pulita di questi pericolosi cattolici.

Odo da Bietigheim ha sbirciato qua e là, ha fatto una passeggiatina nel web e, dovendo sbugiardare a tutti i costi i ciellini, è andato a trovare l'unico sito dell'universo internettiano dedicato alle presunte “eresie” che allignano nei testi di Don Giussani. Se le sarà lette tutte le lunghissime citazioni che si trovano nel sito www.zaccariaelisabetta.it e che dimostrerebbero che Giussani è peggio dei peggiori eretici, o si sarà fidato dell'estensore di quelle pagine? Non lo sapremo mai. Sappiamo solo che, per avvalorare le sue tesi, Odo da Bietigheim ci dice che “alcuni autorevoli teologi” sono già sulle tracce del modernismo giussaniano. Chi saranno mai questi autorevoli teologi? Von Balthasar, Rahner, Moltmann, Bruno Forte? No, quelle pagine sono redatte da Davide Gasparini, un giornalista che si definisce “un cattolico con interesse alla teologia”. Un po' poco per elevare Gasparini al rango di “autorevole teologo”, non le pare?

Ma poi: ricordo male o non erano forse i ciellini ad essere additati dalla stampa laica o laicista come i “papaboys”, i “rambo di Wojtyla”, addirittura più papisti del Papa? No. Tutto falso. E Odo da Bietigheim (o chi per lui) ristabilisce la verità ricordandoci che dietro il volto mite e scavato dagli anni di Don Giussani si nascondono le serpi dell'immanentismo, del razionalismo, del modernismo. Orrore! Urge l'intervento di Ratzinger.

Purtroppo per Odo da Bietigheim, Ratzinger si è già pronunciato e non pare proprio che abbia dato seguito le pie preoccupazioni dell'Odo che ha così a cuore le sorti dell'ortodossia cattolica. Il cardinale scrive un articolo sul quotidiano della CEI, l'11 marzo 2001, in cui spiega il senso dell'opera e del pensiero di Giussani. Addirittura scrive introduzioni alle opere di Giussani (come ha fatto per “Il senso di Dio e l'uomo moderno” e “Un avvenimento di vita, cioè una storia”), senza accorgersi che sta contagiandosi al contatto con l'eretico. Addirittura Ratzinger presiede la celebrazione in cui vengono ordinati alcuni sacerdoti di CL, non rendendosi conto di ordinare dei nuovi seminatori di eresie. Quali scherzi fa l'età ai vecchi cardinali!

Odo, fatti sentire! E cantagliene quattro anche a quell'inconsapevole di Gad Lerner che sul “Corriere della Sera” osa scrivere che “i ciellini che piacciono tanto al Papa e a Ratzinger si presentano dunque come un impasto di ortodossia ed anticonformismo, uniti nella convinzione che la verità non è il prodotto della discussione, ma la precede”. D'altra parte Gad, si sa, non è cattolico, e non può capire ciò che invece è limpidamente solare al nuovo inquisitore della Brianza.

E il Papa? Anche lui è ormai bollito e non sa più quel che scrive. Manda lettere a Don Giussani per il 20° anniversario della Fraternità di CL, di ordinamento pontificio (2002), e si abbassa al livello dell'eretico sacerdote milanese. Manda benedizioni in occasione del 50° anniversario dell'inizio del Movimento, con parole forti in cui osa dire che “la Provvidenza divina ha realizzato, in questo mezzo secolo, un'opera che, diffondendosi rapidamente in Italia e nel mondo, ha recato abbondanti frutti di bene per la Chiesa e per la società”. Ma, si sa, il Parkinson fa dire ai Papi quello che non vorrebbero dire. Anzi, tra gli effetti collaterali del Parkinson e dell'artrite, rilevabili soprattutto nella gerarchia cattolica, c'è anche quello di scambiare le eresie con qualcosa che fa bene alla Chiesa.

E quando era più giovane (e si chiamava ancora Wojtyla e non Woitjla), che cosa aveva a che fare il Papa con CL? Odo da Bietigheim lo sa e, citando “Tempi”, ci racconta che “l'allora Cardinale Woitjla invitato ad un congresso di C.L. sui Monti Tatra nel 1975, dopo aver ascoltato discorsi e preghiere disse: ”Ma io sono vostro amico?“”. Per dimostrare che non si considerava amico di CL. Ma quando si vuole perseguire una tesi, ogni citazione va bene, pur di arrivare a portare acqua al proprio mulino. In realtà “Tempi” riportava quanto segue: “Nel 1977, auspice ancora Grygiel, un nuovo incontro. Al futuro Papa veniva consegnata la risposta che don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, aveva dato a ”Lettera ai cristiani d'Occidente“ di un teologo cecoslovacco e Wojtyla, con un'espressione di sorpresa e di gioia chiese: ”Ma io sono vostro amico?“”. Come si vede, è esattamente e letteralmente quello che Odo da Bietigheim voleva sostenere. E un ricordo riportato e citato male, per chi ha deciso di demolire CL, vale più di decine di testi, di lettere, di discorsi ufficiali in cui il Papa parla con affetto a Don Giussani.

Ad esempio, nella lettera inviata a Don Giussani per i 50 anni di CL, Giovanni Paolo II scrive: “Il vostro Movimento ha voluto e vuole indicare non una strada, ma la strada per arrivare alla soluzione di questo dramma esistenziale. La strada, quante volte Ella lo ha affermato, è Cristo. Sta proprio qui l'originale intuizione pedagogica del vostro Movimento: riproporre cioè, in modo affascinante e in sintonia con la cultura contemporanea, l'avvenimento cristiano, percepito come fonte di nuovi valori, capaci di orientare l'intera esistenza. ... Quest'esperienza di fede genera uno sguardo nuovo sulla realtà, una responsabilità e una creatività che concernono ogni ambito dell'esistenza: dall'attività lavorativa ai rapporti familiari, dall'impegno sociale all'animazione dell'ambiente culturale e politico”.

Sarà questa la “diffidenza” verso CL che Odo da Bietigheim intravede nell'atteggiamento della Chiesa ufficiale? Boh!

E poi c'è tutta la seconda parte dell'intervento inquisitorio. In un rapido giro di valzer, da pericoli eretici modernisti, i ciellini diventano “cristianisti”, e cioè, secondo la tesi di Lucio Brunelli, iperortodossi, puri e integri nel sostegno dell'ortodossia cattolica vista come arma contro ogni deviazione modernista. Ma allora non capisco più nulla. Dieci righe prima CL era il ricettacolo di tutte le eresie, specie di quella modernista. Poco più sotto la frittata viene girata e i ciellini tornano ad essere gli integralisti arcigni, avversi ad ogni adeguamento alla modernità, all'irenismo, al pacifismo, al relativismo.

E così, dopo i preamboli teologico-sociologici, si può demolire la presenza dei ciellini nella politica del Meratese. Ma se il preambolo non sta in piedi, non sarà che anche le conclusioni si rivelino un po' scazonti?

Non conosco a fondo la situazione politica di Merate per esprimermi. Potrei farlo, se dovessi seguire fino in fondo la lezione di Odo di Bietigheim, e cioè quella di parlare e pontificare a sproposito (teologizzando) di ciò che non si sa. Ma questa logica da ciarpame pseudoculturale non mi appartiene. Non intendo sottostare alla imposizione, tipica della anticultura della nostra civiltà, secondo la quale su ogni argomento, specie se sconosciuto, occorra vomitare il proprio (impreciso) giudizio che alla fine si traduce solo in una esternazione preconcetta e schierata. Lo sdottoramento saccente che porta a esprimere un'opinione intempestivamente veloce su ogni questione credo sia l'altra faccia della rinuncia a voler capire. “So di non sapere” diceva Socrate, quando si sentiva rivolgere una richiesta di un giudizio su ogni tipo di argomento. E cioè: il cuore di ogni problema è il dubbio, quello sano, quello che si tramuta in domanda e muove alla ricerca delle cause, dei veri perché. Torniamo al silenzio. Quello che consente di studiare, di capire, con amore alla verità.

Luigi Nava

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(16.3.09)