Don Giussani fissò tre regole per l'appartenenza alla Fraternità di CL: l'aderire alle indicazioni del movimento, un impegno di preghiera e un impegno economico.
Per appartenere a CL non c'è bisogno di aderire alla Fraternità. Chi vuole aderire alla Fraternità lo fa liberamente, lo domanda personalmente, e si assume quei tre impegni “educativi” per viverli con fedeltà.
La fedeltà alle indicazioni del movimento è una cosa abbastanza ovvia; è impossibile che il movimento chieda qualcosa di sgradito alla Chiesa.
La fedeltà all'impegno di preghiera è possibile a chiunque non pretenda di volare troppo alto. Don Giussani chiedeva la fedeltà, non il gesto colossale, e perciò diceva che poteva trattarsi anche di una sola Ave Maria al giorno, purché si rimanga sempre fedeli al gesto.
Infine, la curiosa richiesta di mettere mano alla scarsella per il “fondo comune” della Fraternità. Il don Giuss diceva che se uno è veramente affezionato a una cosa, allora è disposto anche a sacrificarvi dei soldi.
Anche in questo caso l'importante non è la quantità di soldi versati alla Fraternità, e neppure la percentuale rispetto alle proprie entrate, ma solo la fedeltà al gesto.
Mantenersi fedeli a questo gesto è un ottimo indice di affezione al movimento.
Con i soldi raccolti (poco meno di una decina di milioni di euro l'anno: CL è un movimento ancora troppo piccolo) vengono sostenute tutte le principali opere del movimento (più un “obolo di san Pietro” al Papa), per lo più opere caritative ed educative.
Torno dunque a parlarti di quell'amico di cui sopra.
La nostra amicizia risale a molti anni fa.
Ci conoscevamo da pochi giorni, e lui mi mostrò il bollettino del fondo comune, per il quale aveva stabilito una certa cifra, tutto fiero di essere appena iscritto alla Fraternità di Comunione e Liberazione.
Riuscii a resistere alla tentazione di chiedergli come avrebbe fatto a pagare quell'enormità (anche in vista del suo futuro matrimonio).
Dopo un paio d'anni, con molta meno fierezza, timidamente mi confidava che aveva problemi a pagare il fondo comune.
Non era una crisi economica, ma una crisi di... fede.
Chi vuole pagare il fondo comune, ci riesce sempre; e se ha davvero gravi problemi economici, allora riduce il fondo comune ad una cifra più abbordabile.
Dopotutto ci è sempre stato insegnato che l'importante è la fedeltà nel gesto, non la quantità di soldi versati.
Per cui, quel suo tentativo di giustificare il ritardo nel pagamento con le mille spese più o meno urgenti, era indice di una crisi di “fede”.
Come al solito, le cose che si iniziano con tanta buona volontà, finiscono presto per annoiare.
Il “fondo comune”, anche per lui, cominciava a sembrare una spesa superflua, non urgente, una spesa rinviabile.
Passò qualche altro anno.
Ogni anno, al termine degli Esercizi della Fraternità, viene dato il resoconto delle entrate (fondo comune e altre donazioni) e delle uscite (editoria, opere di carità e altro).
In quel momento veniva solitamente presa in giro quella categoria di persone che prima prendono questo impegno del fondo comune e poi si tirano indietro; poi hanno smesso di prendere in giro perché ogni anno i peggiori erano sempre quelli della Calabria e della Campania, dove la metà degli iscritti aveva smesso da anni (o addirittura non aveva mai cominciato) il pagamento del fondo comune... segno non di tirchieria, ma di incapacità di mantere la parola data. Cioè di quella stessa crisi di “fede”.
L'amico si sentì chiamato in causa. Sarà che suo padre era di origini meridionali.
Andò al banchetto del fondo comune e chiese quanto aveva di arretrati, forse con l'ingenua (e remota) speranza di saldarli al momento. Ed infatti era una cifra talmente allucinante che se ne andò quasi barcollando.
Me lo disse e, per la prima e unica volta da quando lo conosco, osai consigliargli di abbassare la quota, oppure di ricominciare a pagarla lasciando perdere gli “arretrati”.
La sua crisi di “fede”, però, era passata. Mi guardò in faccia, serio come non lo avevo mai visto, e mi disse: “no, devo prima pagare gli arretrati”.
Una sera d'estate dell'anno successivo mi disse, quasi distrattamente, che il mattino dopo doveva passare in banca a pagare il fondo comune.
Tacqui, per non invadere la sua privacy. Ma lui mi lesse nel pensiero ed aggiunse, con un'aria soddisfatta: “sai, ho pagato tutti gli arretrati, e ora magari aumento pure la quota”.
Ancora oggi ignoro che sacrifici abbia fatto per mettere insieme anni di “arretrati” senza intaccare quelle sue numerose e improcrastinabili spese per i motivi più strani.
Ignoro anche la sua quota attuale, certamente non inferiore a quella famosa “certa cifra” mensile (non sono neppure curioso di conoscerla: quel che si fa di tutto cuore, non merita di essere misurato).
Il fatto che è convinto della serietà di quel gesto (e lo fa liberamente, senza che né noialtri né il movimento lo possa controllare) vale assai di più dei soldi che versa.
Per le opere del movimento, quei soldi sono meno che briciole: il solo Meeting di Rimini, tanto per fare un esempio, costa al movimento diversi milioni di euro (gli sponsor e le altre attività coprono a stento la metà del costo del Meeting).
Al contrario, per la sua fedeltà al movimento, quel versamento (a cadenza quadrimestrale) vale immensamente più di quanto gli costa, perché è proprio vero che solo dove c'è un affetto sincero si è capaci di metter mano alla scarsella senza considerare tale azione un sacrificio o una regola cui ottemperare.
Il fondo comune di CL serve a sostenere le opere educative e caritative del movimento. Quanto ai soldi, però, ci sono nette differenze tra Comunione e Liberazione e la grande maggioranza degli altri movimenti e associazioni:
- la quota per il fondo comune di CL, la versa solo chi ha scelto liberamente di aderire alla Fraternità di CL
- la quota è decisa dal singolo, con libertà e con discrezione (non va certo a vantarsene in giro)
- il fondo comune, in CL, non è una tassa su cui si viene controllati da “esattori”
- il fondo comune, in CL, è la manifestazione di una fedeltà, non una “decima”, non un autotassarsi
- il fondo comune, in CL, non integra né sostituisce altre forme di carità.
Per cui è del tutto naturale che di fronte a eventi significativi (una promozione sul lavoro, una eredità, una vincita inaspettata, il proprio matrimonio...) ci siano tanti di CL che fanno un versamento straordinario al fondo comune, un modo per esprimere la propria gratitudine al movimento.
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