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(24.06.10)

 Marian (Sisters of Mercy)

Non ho idea di quante band di depressi e dark ci siano state negli anni ottanta. Sono affezionato a qualche pezzo dei Sisters of Mercy (letteralmente “le suore della misericordia”, al più “le sorelle della pietà”) anche se hanno prodotto alquanto poco, tra l'85 e il '93, e oggi sono solo un pio ricordino di alcuni tedeschi e polacchi.

Nel loro primo album First and Last and Always (certamente tra i loro migliori prodotti di tutta la carriera), del 1985, c'è questa interessante Marian (version)”, in inglese e tedesco:

In a sea of faces,
in a sea of doubt,
in this cruel place your voice above the maelstrom,
in the wake of this ship of fools I'm falling further down,
if you can see me, Marian, reach out and take me home...

I hear you calling Marian,
across the water,
across the wave...
I hear you calling Marian,
can you hear me calling you to
save me, save me, save me from the grave?
Marian

Marian, there's a weight above me
And the pressure is all too strong
To breathe deep, breathe long and hard
To take the water down and go to sleep.
To sink still further
beneath the fatal wave.
Marian I think I'm drowning
This sea is killing me...

I hear you calling Marian,
across the water,
across the wave...
I hear you calling Marian,
can you hear me calling you to
save me, save me, save me from the grave?
Marian

Was ich kann und was ich konnte
Weiss ich gar nicht mehr
Gib mir wieder etwas schönes
Zieh mich aus dem meerIch höre dich rufen Marian
Kannst du mich schreien hören
Ich bin hier allein
Ich höre dich rufen Marian
Ohne deine hilfe verliere Ich mich in diesem ort.

I hear you calling Marian,
across the water,
across the wave...
I hear you calling Marian,
can you hear me calling you to
save me, save me, save me from the grave?
Marian
Marian
Marian
Marian
iii-Marian
Marian
iii-Marian
Marian
iii-Marian
Marian...


Certamente quell'I hear you calling va inteso come “vorrei tanto che tu mi stia chiamando”. La Marian della situazione, manco a dirlo, è una remota effigie della Madonna, checché abbiano originariamente voluto intendere gli autori e gli interpreti di questa canzone (come già detto, se un artista riesce ad esprimere qualcosa di grande, non è detto che ci sia riuscito volontariamente e accorgendosene).

In sintesi: questo mare mi sta uccidendo, sto affogando, la pressione è troppo forte, sto per lasciarmi andare (quello sleep, “dormire”, è un modo elegante per intendere la morte). Marian, sento che mi stai chiamando, attraverso l'acqua, attraverso le onde, mi senti? Ti sto chiamando, ti sto chiedendo di salvarmi dalla tomba.

E in tedesco: dammi di nuovo qualcosa di bello, tirami fuori dal mare, senza il tuo aiuto io sono perduto, in questo posto.

Senza mezzi termini, questo pare l'inno di uno che la fede non ce l'ha più, che la fede cattolica l'ha abbandonata fin da bambino. E da adulto, a distanza di tanti decenni, ne prova nostalgia.

Nella grandiosa cupezza espressa dalle canzoni dei Sisters of Mercy, il simbolo del “mare” (la vuotezza di questa vita, il limite, il male, il peccato, l'inferno) emerge sempre, ed emerge talvolta (come qui) in compagnia del flebile grido di chi ancora ha un pizzico di cervello: save me from the grave, sàlvami dalla tomba, sàlvami dalla dannazione eterna.

Esatto: come di uno che non sta lì a far tante discettazioni teologiche e tanta spiritualità; si affida alla Madonna per ottenere la salvezza.

Certo, per come sono cantate quelle parole, possono anche sembrare sentimentalismo, sembrare cioè un grido che vuole apparire “artistico”, che non necessariamente suggerisce un barlume di desiderio di vita in fondo all'anima. Ma... gib mir wieder etwas schönes: dammi “di nuovo”...

Da bambino, il protagonista della canzone, ha assaporato la recita di un'Ave Maria, e la vuole di nuovo, wieder, vuole di nuovo quel qualcosa che sa che esiste ma non sa più come procurarselo (la fede uno non se la “dà”, non se la “spreme” dal cervello e dal cuore; la fede è riconoscere una Presenza, e questo riconoscere, questo accorgersi, non è uno sforzo di volontà, può essere solo un dono che si riceve).

In questo “posto crudele”, in cui il mare ti avvolge e ti “affoga”, hai ancora un po' di fiato per almeno chiedere tristemente che Marian ti tiri fuori.

E se sei davvero ridotto così come dichiari nella canzone, allora quella Marian non può banalmente consistere in una donna da amare, tanto meno una donna virtuale ancorché perfetta: deve necessariamente essere una persona reale, superiore ad ogni speranza umana, e contemporaneamente vicina alla tua umanità.

Perciò, questa canzone Marian è classificabile tra gli inni alla Beata Vergine cantati da coloro che non sanno più chi Lei sia.

Ohne deine hilfe verliere Ich mich in diesem ort: senza il tuo aiuto sono perduto. Sembra quasi evocare la preghiera del Memorare.

Il guaio è che “se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli”: ed oggi sei adulto, sei pieno di te, sei poco desideroso di “diventare come bambini”, ed è per questo che riesci appena a ricordare di quegli attimi in cui da bambino recitavi con fiducia l'Ave Maria mentre oggi continui a precluderti volontariamente ogni possibilità.

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(22.11.07)