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(24.06.10)

 Castità apparente

La tensione verso la virtù è pietra di scandalo per chiunque abbia un po' di farisaica ipocrisia nelle vene.

“Prostitute e peccatori vi precederanno nel Regno dei Cieli”: non tutti, certo, e non già per i loro peccati, ma per la loro capacità di rialzarsi.

Quel versetto sembra suggerire che non è importante quanto si pecca, non è importante quanto frequentemente si pecca, ma è importante la capacità di rialzarsi sempre da qualunque caduta (al punto che vi possono riuscire perfino alcuni elementi di quelle due rinomate categorie).

I farisei misurano i peccati, il Buon Ladrone osa chiedere. I farisei quantificano, giudicano, precisano, magari anche onestamente, anche teologicamente, anche puntigliosamente, e il Buon Ladrone invece osa domandare. Era al posto sbagliato (in croce) nel momento sbagliato (quando Gesù stesso è in croce) e, importuno, osa domandare.

Il Buon Ladrone è in paradiso, è il primo santo canonizzato da Nostro Signore in persona. I farisei stanno ancora contando i loro peccati, e mugugnando, e rimuginando pensosi e corrucciati, convinti che una scientificamente elaborata autoanalisi significhi automaticamente conversione del cuore (hanno sostituito l'esame di coscienza con l'autoanalisi, in modo da superare sempre l'esame).

Mi vengono queste riflessioni perché ho colto (sia pure con un iniziale certo fastidio: in fondo ho anch'io un po' di inquinamento fariseo dentro) qualcosa che non tornava nei miei conti. Una persona che lavora con me, di cui in qualche modo avverto la virtù (non una virtù in particolare, ma una tensione, un modo di essere, una forza: una virtù, appunto), mentre dal profondo del cuore non riesco a fare a meno di chiudere un occhio sulla sua non-virtù.

È come se mi trovassi davanti a qualcuno della stessa pasta del Buon Ladrone. Cioè qualcuno con un dramma dentro e una letizia negli occhi, qualcuno che pur di domandare “ricordati di me quando sarai nel Tuo Regno” mette da parte la lista dei propri peccati, trascura di scandalizzarsi di sé, tralascia di misurare col calibro elettronico i suoi peccatucci e peccatoni, perché quelle cose gli toglierebbero tempo prezioso per osare quella domanda.

Mi vien da pensare che i veri santi siano dei “disperati”, nel senso di pistoleri “disperati” da film spaghetti-western, cioè pronti a tutto, disposti ad ogni sacrificio, sapendo di trovar soddisfazione anche per una sola misera buona cosa. Gente che anela talmente da non aver troppo tempo per mugugnare e rimuginare pensosamente sui propri peccati.

Mendicare Cristo non è arte per gli imborghesiti, ma per quei “disperati”, sempre in tensione, sempre assetati, pronti a domandare a Chi può davvero rispondere, che non hanno tempo di star piegati su sé stessi a filosofeggiare sui propri peccati.

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(9.11.09)