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(24.06.10)

 Comunismo, nazismo e cristianesimo

Studiando i sacri testi del marxismo egli aveva ormai afferrato con chiarezza alcune realtà fondamentali: e in primo luogo che le idee più importanti in essi contenute procedevano dalle medesime fonti anticristiane da cui procedevano anche i comportamenti nazisti. A dirla in breve quelle idee e quei comportamenti procedevano dall'idealismo tedesco, e più su dall'illuminismo sei e settecentesco, e più su ancora dalla ribellione di Lutero, e più su dall'antropocentrismo rinascimentale; procedevano inoltre da alcune linee di pensiero anticristiano derivate da qeulle stesse fonti, come per esempio il darvinismo voltato in filosofia atea. In sostanza Michele s'era reso conto che marxismo e nazismo avevano un numero straordinariamente elevato d'antenati in comune, erano cioè dello stesso sangue. E infatti entrambi - in un'antitesi ormai quasi perfetta col cristianesimo, che è amore - si esplicavano attraverso analoghi meccanismi d'odio: soltanto mentre nel marxismo c'era una classe redentrice (il proletariato) chiamata a rovesciare e “reprimere” le altre classi, nel nazismo c'era invece una razza eletta chiamata a dominare e ad asservire le altre razze. Vero che il nazismo - più moderno - faceva rispetto al marxismo un passo avanti, in quanto non prevedeva affatto il ricupero teorico alla sua società nuova (millenaria, al pari di quella comunista) dei rovesciati e dei repressi, ma emancipatosi dalle utopie umanitarie laiche ottocentesche ancora presenti nel marxismo, proclamava di voler dominare, stradominare e basta. In compenso tuttavia, essendo - a guardar bene - più propriamente un rovesciamento dell'ebraismo che del cristianesimo, il nazismo finiva con l'essere di gran lunga meno universale del marxismo, e in conclusione - Michele pensava - meno pericoloso per l'umanità.
(...)
Beh, se tu, se voialtri quel giorno foste state attenti come vi consigliavo io, se invece di sbuffare adesso, aveste allora seguita la conferenza, vi sareste se non altro resi conto che senza la filosofia sviluppatasi nell'ambiente e nelle università protestanti, e in particolare senza Hegel e Feuerbach, le teorie di Marx e di Lenin non sarebbero mai potute nascere, sarebbero oggi semplicemente inconcepibili. Proprio come - ricordiamolo - senza i discorsi di Nietzsche sul “superuomo” e sulla “volontà di potenza”, sarebbe inconcepibile Hitler.
(...)
L'eresia protestante, eccoli qui i suoi frutti! Gli tornò in mente la paura, il terror panico addirittura, che nel medio evo - nel “suo” medio evo - si aveva dell'eresia. Gli eretici allora erano considerati nocivi quanto la peste... E in effetti ecco cos'era derivato dall'affermarsi dell'eresia: le decine e decine di milioni di morti prodotti dal comunismo e dal nazismo.

Citazioni dal romanzo Il cavallo rosso di Eugenio Corti, pagine 914-916 (i numeri di pagina si riferiscono all'edizione Ares dell'ottobre 1998). Corsivi e neretti sono miei.

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(21.5.07)