Un bel dì, ancor prima di sapere cosa significasse “ciellino”, fui etichettato come tale.
Fu all'università. All'improvviso sentii la voce di un “compagno” che mi sgridava: «ma cosa hai fatto? gli hai dato la firma? quelli sono ciellini!»
Aveva una faccia truce, occhio bieco, voce sdegnata che più sdegnata non si può: e così capii - in ritardo, visto che avevo già firmato - che i ciellini erano una razza malvagia, contro la quale era obbligatorio assumere posizioni razziste ed intolleranti, in deroga alle nostre beneamate manifestazioni sull'antirazzismo e sulla tolleranza.
Per di più non avevo giustificazioni: anziché una di quelle splendide ragazze cielline, a chiedermi di firmare per la lista era stato un ragazzetto alle prime armi, ancor più matricola di me!
(in seguito all'evento scoprii infatti che se una universitaria è carina, con buona probabilità è anche ciellina)
Ma a quel punto cominciai ad incuriosirmi: cos'hanno di particolare i ciellini da terrorizzare perfino i “compagni” dalla bandiera rossa?
E così cominciò l'indagine…
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